Il signor Tian le schierò tutte in fila. Erano tutte giovani e simili tra loro: minute, carine e dolci. In loro c’era ancora la speranza e la sorpresa. Composte ed educate, seguivano con lo sguardo l’uomo che camminava nervosamente avanti e indietro, lungo il vuoto e verdastro seminterrato del palazzo.
Finalmente qualcuno bussò alla porta metallica d’ingresso, incastonata tra i muri di cemento grezzo.
Fecero ingresso tre uomini in giacca e cravatta, eleganti e distinti, che gettarono un saluto frettoloso a Tian. Quest’ultimo, in maniera esageratamente ossequiosa, scattò ad elargire inchini ad ognuno dei nuovi venuti.
“Sono tutte?”. A parlare era il figuro che sembrava il più autoritario ed anziano.
“Si, si. Proprio oggi è arrivata l’ultima”, sorrise in modo viscido il signor Tian. Poi, verso le ragazze: “Su, su, mettetevi meglio in riga. Fatevi vedere bene. Ecco, ecco”.
L’uomo che aveva parlato stava scrutando le fanciulle con l’occhio del predatore. Aveva uno sguardo freddo e misterioso. Dava l’impressione di una persona crudele e senza scrupoli, ma mitigata dal fascino elegante del potere. Gli altri due individui rimasero dietro a lui. Quasi sicuramente erano le sue nuove guardie del corpo, pensò il signor Tian. Questi incontri avvenivano almeno due volte al mese e sapeva che gli scagnozzi non erano mai gli stessi. Istintivamente fece un passo indietro.
“Bene. Da domani inizieranno. Istruiscile in modo che sia tutto chiaro. Se ci fossero dei problemi, sai cosa fare”.
Tian annuì ubbidiente, con un sorriso troppo affettato. Poi fece la consueta proposta, prima che i suoi padroni si congedassero: “Quale preferisce oggi?”.
L’uomo anziano indicò con un cenno della mano una delle ragazze e poi prese la via d’uscita, seguito dagli altri due.
Fuori, nel parcheggio sotterraneo, una Mercedes AMG GLE 43 SUV 4MATIC nera era parcheggiata poco lontano. Il signor Tian bussò discretamente sul finestrino posteriore oscurato. La portiera venne aperta e la ragazza scomparve dentro l’auto. Tian se ne andò con passi lenti e le spalle basse.
La fanciulla riconobbe seduto sul sedile posteriore l’uomo anziano di prima. Solo che ora era aveva i pantaloni completamente abbassati e l’aria un po’ più rilassata. Lo sguardo gelido, però, era lo stesso. L’occhio femminile cadde subito sul pene dell’uomo, inquadrandolo e soppesandolo virtualmente. Era ancora moscio, ma notò già le discrete dimensioni.
Dentro l’abitacolo c’era un odore di sigaro stantio ed alcool, che fecero salire un leggero senso di disgusto alla fanciulla.
“Prego, vieni più vicino”, incominciò lui, battendo con la mano sul posto vuoto in mezzo al sedile, accanto a lui. “Qual è il tuo nome?”.
“Mi chiamo Hui”, rispose lei con un filo di voce. Con la mano si tirò dietro l’orecchio una ciocca di capelli, mentre con la coda dell’occhio notò che l’uomo incominciava a toccarsi.
“Non avere paura, non mangio mica”, scherzò l’anziano, mentre già stava portando la mano della fanciulla sul suo pene, cedendo il posto alla sua. Lei istintivamente lo strinse forte. Ora si era ingrossato e stava acquisendo già una certa consistenza. La ragazza, quindi, incominciò piano piano a fargli una sega.
L’uomo prese lunghi respiri, godendosi le sensazioni che gli salivano da in mezzo alle gambe. Chiuse gli occhi e si concentrò sul fruscio della mano femminile che stava aumentando il ritmo, facendogli apparire e scomparire la cappella.
“Piano, ragazza. Non vorrai mica che venga subito…”, la fece poco dopo rallentare con calma compiaciuta e sguardo sornione.
Poi, con un sorrisetto stronzo sulle labbra, il vecchio afferrò i polsi di Hui e la accomodò sopra di lui. “Continua pure a menarmelo, tesoro”, ordinò, mentre incominciava a sbottonarle la bianca camicetta leggera. Lei ubbidì docile, ritrovandosi di lì a poco vestita solo del suo reggiseno. Aveva delle tette abbastanza grosse, almeno una quarta a giudicare da quanto trasbordava dalle coppe. La sua carnagione era bianchissima e liscia. Era così giovane…
L’uomo liberò quelle mammelle generose e ne immerse compiaciuto la faccia, leccando goloso la pelle nuda. Aveva il sapore salato del sudore della fanciulla, mescolato ad una fragranza di violetta del suo profumo.
I due grossi capezzoli marron scuro divenuti turgidi vennero vibrati dalla ruvida lingua maschile, che li masturbò finché divennero di marmo e provocarono brevi brividi pulsanti alla ragazza.
Questa, imbarazzata di quella situazione, fingeva di godere con malcelata sicurezza, emettendo piccoli gridolini intermittenti di piacere. In realtà era disgustata dal fatto di essere toccata, leccata e posseduta da quell’individuo così ambiguo e sinistro.
“Dottor Zhang, ne ha per molto?”. Una delle due guardie del corpo sedute davanti si stava informando. La zona posteriore dell’abitacolo era separata da un vetro oscurato che non permetteva di vedere cosa stesse accadendo dietro. “Mi spiace disturbala dottore, ma le devo ricordare l’appuntamento delle venti”.
La faccia del vecchio riemerse dal seno bagnato di Hui.
“Ancora un attimo, prego”.
Il dottor Zhang pose nuovamente lo sguardo tagliente sul corpo della fanciulla, che sollevò leggermente per permettere alla mano di accedere alle mutandine azzurre. Queste vennero strappate da dietro con una violenza che fece sgranare gli occhi e sobbalzare Hui.
Ora l’uomo aveva un’espressione dura e risoluta, quasi animalesca. “Forza tesoro, datti da fare. Non abbiamo molto tempo”.
Agguantò la ragazza per i fianchi e se la sollevò proprio sopra il suo membro eretto, che infilò senza fatica dentro la vulva già schiusa. Stranamente Hui era tutta bagnata e quindi non ebbe difficoltà a contenere quasi per intero quella verga di tutto rispetto.
Stava diventando rossa e sorprendentemente sudata di eccitazione. Quelle maniere volgari ma autoritarie e quell’odore della pelle di uomo maturo la stavano conquistando e piegando alla lascivia del sesso incondizionato.
All’inizio della penetrazione Hui provò un leggero dolore, e strinse le labbra e gli occhi. Prese qualche veloce respiro e incominciò ad abbandonarsi, mentre quel cazzo duro dalle dimensioni considerevoli scivolava agilmente dentro e fuori di lei con ritmo crescente.
La ragazza ora sembrava addirittura provare piacere nell’essere deflorata in quella maniera, e da quell’uomo. Ma si sentiva comunque sporca, una puttana. Si stava vendendo come una schiava, piegata ai voleri di quell’uomo che aveva potere su di lei. Inchiodata a quel destino di dover compiacere sessualmente il suo aguzzino per conquistare la sua sopravvivenza. E il fatto che le piaceva anche, la confondeva.
I due ormai scopavano con una foga sincopata, dettata dalla crescente eccitazione dei sensi. Entrambi fissavano dei punti sfocati ed indistinti uno dell’altro, mentre i corpi si muovevano verticalmente. E il rumore del morbido sedile di pelle nocciola attutiva egregiamente i sobbalzi delle chiappe del dottor Zhang.
Hui continuava a sentiva il membro eccitato che la percorreva internamente, con costanti spinte implacabili e si incominciava a domandare quanto sarebbe potuto resistere ancora. L’uomo infatti iniziava ad ansimare sonoramente per la fatica e il quasi raggiungimento dell’orgasmo.
L’aria all’interno dell’abitacolo ormai era diventata satura dei loro respiri ed i vetri si erano completamente appannati. Fuori la luce giallognola del parcheggio penetrava con un alone ad illuminare i due. La chimica degli odori inebriava le narici, che coglievano le molecole nei movimenti dell’etere.
Il vecchio all’improvviso afferrò Hui per i capelli e le gridò in faccia con gli occhi spiritati: “Guardami mentre ti vengo dentro!”.
La ragazza fissò l’uomo intensamente, soffrendo di piacere per gli ultimi poderosi colpi che stava ricevendo. “Ahhhhh…”, un gemito roco e liberatorio annunciò che l’uomo le stava eiaculando dentro. Sentendo quegli spruzzi in lei, anche Hui non poté più trattenersi. In quell’istante erano un tutt’uno nel climax dell’orgasmo, sfatti e soddisfatti.
“Vestiti ora. E vattene”, la liquidò quasi in malo modo il dottor Zhang, pulendosi il pene ridiventato floscio con un fazzoletto di carta e subito dopo rimettendosi i pantaloni.
Hui lo guardava stordita e confusa. Mentre da un lato le era piaciuto quell’incontro così particolare e carnale, d’altra parte, però, si vergognava di quello che aveva appena fatto. Aveva la lontana sensazione che il suo cuore stesse incominciando lentamente a diventare nero.
Scese dall’auto e ritornò all’interno del seminterrato dove aveva lasciato le altre ragazze. Le trovò ancora lì, non più in riga ma ancora in piedi a formare un piccolo crocchio. Parlavano tra loro a bassa voce, in modo che il signor Tian non potesse sentirle. Erano spaventate perché non avevano la benché minima idea di cosa il loro destino le riservasse. Hui le osservava calma, con l’occhio calmo di chi ha già visto il finale.

Benedetto Cifrani
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