Quando ho conosciuto Tina era una ragazza molto semplice, timida e riservata.
Dopo un paio di anni ci siamo sposati ed ero davvero molto soddisfatto, ma da quando ero ragazzo avevo molte fantasie sessuali, ho provato ad affrontare il problema piano piano creando situazioni stimolanti ed ho visto che lei prima molto timidamente e poi con più passione mi ha assecondato.
A quel punto le ho chiesto spiegazioni e solo allora lei mi ha raccontato dei suoi sogni di adolescente e delle sue esperienze molto ma molto porche!
Tutto cominciò quell’estate calda e torrida.
Dopo anni di arrapanti fantasie, finalmente venivo posseduta da mio zio, quell’omaccione così virile, fonte dei miei istinti e desideri nascosti, protagonista delle mie masturbazioni più appaganti.
Premetto che da sempre mi sono sentita diversa, spesso eccitata
Atteggiamenti che NON venivano notati dagli adulti, tranne da uno zio acquisito, molto vicino alla mia famiglia.
Inoltre la mia diversità era sottolineata dal fatto che avevo delle “tettine” sgusciate fuori molto presto, nel periodo prepuberale.
Ero un po’ in sovrappeso e il grasso in eccesso mi si localizzava proprio nel petto, come se la femminilità che sentivo dentro volesse prepotentemente uscire fuori.
Mio zio di tanto in tanto, lontano dalle orecchie dei miei genitori, scherzando e giocando con me mi chiamava “femminella”, ma io, ancora innocente e smaliziata, quel termine non mi turbava e non me ne curavo più di tanto.
Lui è un uomo molto possente, altezza media, robusto ma non grasso, tarchiato, villoso, con un tono di voce roca e forte e dai modi di fare molto rozzi, era il classico stereotipo della professione che svolgeva: era un camionista!
Crescevo e gli anni della mia adolescenza furono duri e confusi, poiché avevo preso coscienza del mio sentirmi donna, le altre parti del corpo si sfilavano e diventavo più snella, ma i miei seni erano ormai ben pronunciati, ciò non mi infastidiva e non mi sottraevo alle mani di quei compagni che volevano esplorare quel curioso grosso petto.
Quel pomeriggio afoso dell’agro pontino di inizio settembre avevo finalmente compiuto 18 anni, dovevo frequentare l’ultimo anno di scuola superiore e tornavo dalle lezioni di recupero di inglese prima di ritornare sui banchi di scuola.
Il mio istituto scolastico era proprio nel quartiere dove abitava questo mio zio e, passando proprio sotto casa sua, decisi di andare a trovare mia cugina, sua figlia, la quale era mia coetanea e una delle mie migliori amiche.
Sapevo di trovare suo padre, che quel giorno non lavorava, quel mio zio rozzo che mi prendeva in giro, ma i cui modi scurrili mi avevano sempre infatuata, verso cui avevo riversato la mia prima cotta, con cui avevo avuto le mie prime fantasie erotiche.
Ogni tanto notavo che partivano da parte sua delle occhiate maliziose alle mie natiche e ai miei seni, come era solito rivolgere, porco com’era, alle belle donne che gli passavano davanti quando facevamo delle uscite tutti insieme con la mia famiglia, con commenti scurrili annessi (non senza le sfuriate di mia zia) ma pensavo che comunque non avrebbe mai avuto il coraggio di fare delle avance a sua nipote!
Mi appagava solamente vederlo e respirare il suo odore, per poi tornare in casa e masturbarmi pensando di essere la sua donna.
Appena entrai in casa mi accolse lui, mio zio, a torso nudo, sudato dall’opprimente caldo di quel pomeriggio, con quel corpo abbronzato, il petto villoso, la pancetta sexy che mostrava orgoglioso, i jeans sbracati che facevano intravedere i suoi eccitanti slip, il suo odore di muschio selvatico improvvisamente colpì le mie narici e subito il mio corpo e la mia psiche reagirono, arrossendo come un peperone e con una eccitazione subitanea.
Nervosa e balbettante come sempre ero alla sua presenza, gli chiesi dove si trovassero mia zia e mia cugina e lui, col suo fare maschio e rozzo ma sospirando per il troppo caldo, mi disse che erano andate a fare un bagno in piscina a casa di amici e che lui era rimasto a casa a gustarsi il giorno libero da lavoro, con una bella birra gelata e guardando la partita di calcio, ormai che ero li mi invitò ad accomodarmi, lui si lasciò cadere sul divano, afferrando la lattina di birra ghiacciata e distendendo le gambe su una sedia, con quell’aria rilassata di chi si assapora il proprio momento di relax.
Io mi siedo accanto a lui, nella punta del divano, nervosa ed eccitata allo stesso tempo, non era la prima volta che mi trovavo da sola con lui, e tutte le volte speravo che quell’”animale” si accorgesse quanto lo desiderassi, quanto fossi donna e quanto volessi essere presa e sbattuta come la sua troia preferita.
-Prenditi una birra! stanno in freezer, cos’è? non ne vuoi? Ah, vero una fanciulla come te beve solo acqua minerale- mi diceva con aria sorniona prendendomi in giro. -E rilassati! Sbracati nel divano e togliti sta maglietta che ci sono 40 gradi! - si rivolgeva a me sempre col quel suo modo rozzo e con quel mezzo sorriso malizioso, mentre si aggiustava con un fare molto maschio le sue parti basse.
Io molto imbarazzata ma quasi istintivamente con la voglia di mostrarmi nuda davanti a lui, ubbidii al suo invito e mi sfilai la t-shirt intrisa di sudore provocato dal caldo e dall’eccessivo imbarazzo.
Lui rimase inebetito da quella vista: i suoi occhi rimasero imbambolati alla vista di quei seni calanti che lo invitavano a essere palpati. -Mortacci! si è vero che hai sempre avuto un po’ di zinne, ma cazzarola, mo’ ce le hai grosse quanto quelle di tua zia!! Mo’ famme toccà, famme vedè come so’! - e con aria basita mi afferrò un seno e lo cominciò a palpare con quell’espressione di chi non riesce a capire come mai una ragazza avesse quel bel balconcino così soffice e delicato come quello di una donna fatta!
Appena posò la sua mano rude sul mio petto candido e delicato una scossa elettrica mi percorse tutta la schiena, un fuoco selvaggio mi si accese dentro, e cominciai a tremare come una foglia.
Lui subito notò la mia reazione, e cominciò a premere i miei seni sempre più forte, facendomi male e guardandomi negli occhi, con un mezzo sorriso beffardo e con uno sguardo malizioso e voglioso, come un cacciatore affamato che scruta lo stato di agitazione della sua preda.
Io agitata istintivamente tolsi le sue mani dal mio petto, lo spinsi e mi allontanai portandomi dall’altra parte del divano, dicendogli che mi stava facendo male!
Lui per un attimo riprese coscienza dallo stato di shock che i suoi occhi e il suo tatto sui miei seni gli avevano provocato e con aria quasi di sfida, avendo capito la mia forte eccitazione quando mi aveva toccato, forte della sua esperienza in fatto di donne, nell’alto dei suoi 45 anni (quante corna aveva fatto a mia zia, mi raccontò in seguito), si sbottonò i jeans e se li sfilò restando in mutande e facendo intravedere una sbalorditiva e umida erezione, che premeva tra i suoi slip, dopodichè si ributtò sul divano a gambe divaricate con la sua asta dritta che sollevavano le sue mutande come fosse una tenda canadese.
-Cazzo fa troppo caldo, non sopporto neanche i jeans, mica te dispiace se rimango in mutande?-. E così dicendo, con aria disinvolta riprese a ingurgitare birra e a guardare la partita, aspettando una mia reazione e facendo finta che non fosse successo nulla.
L’odore del muschio selvatico della sua pelle colpiva sempre più intensamente i miei sensi, ma adesso si mischiavano all’odore virile che proveniva dal sudore dei suoi testicoli e al profumo delle sue secrezioni pre-seminali.
Ero così inebriata dalla vista di quell’enorme nerchia che non vedeva l’ora di essere liberata e da quell’odore di maschio che mi avvolgeva, che mi girava la testa e avevo il cuore a mille, sudavo e non sapevo cosa fare.
L’istinto mi suggeriva di afferrare quell’enorme fallo che si ergeva aspettando che io lo raccogliessi, ma la ragione mi suggeriva che era una cosa sporca e sbagliata, un’attesa che durò neanche 30 secondi, durante i quali stavamo in silenzio, io perché avevo i sensi paralizzati mentre la mia mente andava a mille insieme al mio cuore, e lui perché si godeva il mio innocente imbarazzo.
Ci pensò lui ad aprire “le danze”, distolse improvvisamente la vista dallo schermo del televisore, fissò il mio sguardo con aria decisa, afferrò con forza la mia mano ma lentamente se la pose sopra il suo pacco duro e umido, in quel momento diventai selvaggia, avvertii stavolta un fuoco che mi divampava da dentro e che andava a bruciare ogni mio self control.
Ogni senso di pudore e di razionalità si frantumarono nella mia mente e fui rapita da un istinto animale che mi spinse a massaggiare e premere su quell’oggetto dei miei tanti sospirati desideri e mi avvicinai stretta a lui incrociando il suo sguardo beffardo di chi aveva vinto e socchiudendo appena gli occhi lasciai cadere il mio capo sul suo petto villoso in segno di abbandono, infilando nel frattempo la mia mano tremante e sudaticcia per l’eccessiva emozione sotto i suoi slip e afferrando quel membro caldo e nodoso.
Cominciai a masturbarlo, e nel fare su e giù con l’asta mi accorgevo quanto fosse duro lungo e grosso, lo masturbavo sempre più forte, mentre leccavo i suoi capezzoli turgidi, affondando il mio naso sui suoi peli del petto, cercando di rapire più possibile l’essenza che emanava la sua pelle, e strofinavo il mio clito, diventato turgido dall’eccitazione, sulla sua coscia per fargli capire quanto fossi eccitata e come ormai fossi totalmente nelle sue mani, mentre sentivo il suo respiro che si faceva sempre più forte, di scatto mi afferrò per i capelli e con forza mi ributtò sul divano, si piombò sopra di me e, tenendomi per la nuca, mi fece quasi perdere i sensi dandomi un bacio mozzafiato: era la prima volta che baciavo un uomo e la sua lingua si conficcava sulla mia bocca in maniera così profonda e veloce che quasi non respiravo.
Dopodichè si alzo, si liberò completamente dei suoi slip, mostrando la sua imponente erezione in tutto il suo splendore, io spinsi la testa dal divano rimanendo seduta, sconvolta e incredula di quanto stava succedendo e lui, alzato difronte a me, posizionò il suo cazzo proprio davanti al mio viso e in quel momento potevo sentire tutta l’aroma maschile che sprigionava il suo pene scappellato, la sua cappella era violacea, turgida, bagnata, sorretta da un’asta grossa, nodosa, scura e molto dura!
Mi afferrò con forza tirandomi i capelli e mi spinse sul suo membro dicendo -Ecco qui mia cara femminuccia, guarda un po’ lo zio che bel cazzone ti fa gustare, succhialo per bene, adesso è tutto tuo.
Io immediatamente lo afferrai e cominciai a leccarlo assaporandolo e gustandolo come un’affamata che non mangia da secoli e lui, avvertendo la mia avidità me lo spingeva con forza in bocca tenendomi dai capelli e spingendo il mio capo con forza sul suo cazzo.
Sentivo che diventava sempre più duro dentro la mia bocca e lui spingeva sempre più forte e sempre più in profondità facendomi quasi soffocare, scopava la mia bocca e io cercavo di allargare la gola più possibile per non restare senza respiro mentre con la lingua leccavo l’asta che andava su e giù dalla mia bocca per assaporare ogni centimetro di quel cazzone così gustoso e profumato.
Avevo tutte le mie labbra carnose imbrattate di liquido pre seminale e saliva e sentivo lui che ansimava e che mi ordinava di alzare lo sguardo e di guardarlo mentre me lo gustavo più avida e puttana che mai e con una mano carezzavo il suo ventre villoso e con l’altra massaggiavo le sue palle cariche di sperma.
Improvvisamente sempre tirandomi per i capelli, mi allontanò dal suo pene tirandomelo fuori dalla bocca, mi spinse sul divano e mi ordinò di girarmi e di togliermi i pantaloni, io ubbidii eccitata perché sapevo quello che stava per accadermi e in fretta mi sfilai i pantaloni e gli slip e senza che lui me lo chiedesse mi chinai a 90 gradi.
Il mio zietto sfiorando il mio buco del culo, scese con la mano fino a toccare la mia fichetta tutta umida, facendomi sospirare di piacere, volendo esplorare come fossi fatta li sotto ed emise un sogghigno di soddisfazione notando quanto ero eccitata.
Allora subito allargò le mie natiche con le sue manone rudi e sputò cercando di centrare la mia fichetta infuocata e pulsante che si rinfrescò non appena ricevette la sua saliva, infilò di scatto un dito dentro, facendomi sobbalzare di piacere e dolore insieme, col dito faceva su e giù e iniziai a mugolare di piacere.
Cercavo di allargare la mia fica per accogliere il suo dito e lui vedendo la mia collaborazione mi disse -si bella puttanella lo sento che ti piace, ora ti sfondo mia bella puledrina-, e inumidendosi nuovamente le dita, me ne infilò due e poi tre, fin quando si accorse che ero aperta abbastanza per accogliere la sua nerchia dura come un bastone.
Quindi, uscì le dita e dopo avere dato un paio di menate al suo uccello appoggia il suo glande sulla mia fica e lo accoglie pulsante e vogliosa.
Lo sentii entrare piano piano, sentivo che mi slabbravo ed emisi un urlo dimesso di dolore e piacere, mentre il mio uomo mi teneva per le natiche e mi spingeva a se per entrarmi più dentro possibile. Lo sentii entrare totalmente nella sua durezza e nella sua lunghezza e mi sentii così piena che avevo la sensazione che la mia pancia stava scoppiando, poi finalmente lo sentii entrare tutto poiché riuscivo a sentire le mie natiche che toccavano il suo pube.
Lui soddisfatto mi disse -lo senti femminuccia? ce l’hai tutto dentro, ti piace eh? lo sento che ti piace- e ansimando cominciò ad andare dentro e fuori spingendo, dando colpi di reni, sbattendo sulle mie natiche e a ogni colpo io urlavo sempre più forte, sia perché estasiata da un sogno che si stava realizzando, sia per il dolore lancinante che mi si irradiava in tutto il ventre per ogni colpo ricevuto.
Sentivo un rivolo di sangue che scendeva lungo la coscia, ma lui continuava a chiavarmi e stantuffare la mia povera fica sempre più forte, insultandomi, dicendomi che adesso ero sua, che ero e sarò per sempre la sua troia.
Mi sbatteva sempre più forte, e a un certo punto non sentii più nessun dolore, ma un piacere immenso e una divina sensazione e iniziai ad avvertire delle strane contrazioni e capii che stavo per raggiungere il mio primo orgasmo.
Venni gridando come un’invasata e mentre sborravo lui me lo uscì fuori e, tirandomi sempre per i capelli, mi fece girare e mi avvicinò il suo cazzo sulle tette.
Se lo menò con velocità e urlando come un gorilla fece schizzare fuori fiotti di caldo sperma che si piombarono sparati sul mio viso, ricadendo sulle mie tette.
Col viso imbrattato di quel nettare degli dei, mi leccai le labbra assaporando quella gustosa e profumata crema calda che da sempre desideravo e che finora non avevo mai assaggiato e strofinai il suo pene sui miei seni. -Puliscilo troia!- mi sentii ordinare, e avida leccai fino all’ultima goccia di sperma presente sul suo pene…
Quando lui ritornò dal bagno per ripulirsi, io, tramortita, ero nel divano che piangevo pervasa dai sensi di colpa nei confronti di mia zia per quella nefandezza a cui mi ero prestata, ma lui, dandomi uno schiaffone mi disse -è inutile che piangi sulla sborra versata! Brutta troia, ormai ti ho scopato e questo rimarrà il nostro segreto! Questa sarà la prima di una lunga serie! Da oggi sarai la mia puttana preferita.
Dopo aver proferito quelle parole che mi mostravano quello che mi aspettava nel prossimo futuro, suscitando in me un’angoscia mista a folle eccitazione, prese dei soldi e me li diede ordinandomi di andare ad acquistare dei bei completini intimi femminili, dei trucchi, scarpe con tacco e parrucca, perché ci saremmo visti dopo due giorni e voleva che mi presentassi in quel modo, per farmi vedere da lui in tutta la mia femminilità per scoparmi, scoparmi e scoparmi ancora..
Io ubbidii, e in quei 2 giorni di attesa mi preparai al meglio. Di notte, lontano dagli occhi indiscreti dei miei familiari mi chiudevo in bagno, provavo la biancheria sexy che avevo acquistato (perizomi, autoreggenti a rete, reggicalze, babydoll, reggiseni), facevo varie prove per il trucco, mi depilavo accuratamente. Mi sentivo ormai una donna a tutti gli effetti! Ero pronta per il mio uomo! Il mio caro zietto!
Il giorno stabilito ci sentimmo al cellulare e ci accordammo di vederci, fatta sera, in un luogo appartato. Lui sarebbe venuto in camion e l’avremmo fatto proprio nel retro.
Il mio sogno erotico per eccellenza si realizzava! Scopata nel retro del camion di mio zio! Uscii da casa all’orario prestabilito con uno zaino con tutto l’occorrente, inventando a mia madre che andavo a ripassare inglese a casa di un mio compagno, perché l’indomani avremmo avuto il compito in classe di recupero.
Presi l’auto (avevo la patente da pochi giorni) e mi diressi nel luogo indicato, tre quarti d’ora prima dell’appuntamento, in quanto dovevo prima cambiarmi ed essere pronta per lui!
In quel luogo buio, da sola, mi prese una paura tremenda ma mi feci coraggio, chiusi le portiere e mi sistemai per bene, appena finii, rimasi imbambolata a rimirarmi: Ero davvero una bella donna! Perfetta! Il reggiseno nero di pizzo modellava perfettamente i miei seni, il perizoma mostrava quelle bellissime chiappe sode, lisce e burrose, il trucco risaltava i miei lineamenti, con un rossetto rosso scarlatto che disegnava perfettamente le mie labbra carnose, le sensuali calze a rete nere mostravano le mie gambe slanciate e affusolate e quei riccioli biondi della parrucca insieme al babydoll mi davano un tocco di perversa innocenza.
Più mi guardavo dallo specchietto retrovisore e più mi eccitavo, bagnando tutto il mio perizoma. Non vedevo l’ora che arrivasse! Se solo avessi sfiorato la mia fichetta, avrei sbrodato come non mai, eccitata com’ero!
Lui non si fece attendere molto e appena arrivò scese dal suo TIR e lo vedevo avvicinare alla mia auto con la sua camminata rozza mentre si sistemava le parti basse, e il mio cuore batteva all’impazzata! Rimasi seduta dentro senza scendere (sia perché paralizzata dall’eccitazione, sia per paura che passasse qualche auto e mi vedesse conciata in quel modo).
Abbassai il finestrino e lui mi guardò con aria compiaciuta e sbalordita dicendo -Mazza! Brava la mia puttana! Sei bellissima! Mortacci, ho il cazzo che mi sta scoppiando, se ti guardo ancora vengo nei pantaloni-.
Si allontanò dalla mia auto e aprì il retro del camion e entrò dentro facendomi cenno di scendere dall’auto e seguirlo, io subito sgattaiolai dalla macchina e salii subito nel camion per non farmi vedere, nell’eventualità che passasse un’auto, e ci chiudemmo dentro. Illuminati da una torcia appoggiata per terra, lui continuava a guardarmi impietrito dalla mia femminilità, facendomi passeggiare avanti e dietro e scrutandomi da ogni angolatura, rivolgendomi continuamente complimenti misti a “troia”, “puttana”, destando in me una forte eccitazione da masochismo psicologico.
Poi si spogliò completamente nudo e iniziò a scoparmi con selvaggia più di come aveva fatto due giorni prima, venendo subito per la troppa eccitazione.
Quella sera scopammo 5 volte. Sembrava che non ne avesse mai abbastanza. Io cominciavo a diventare sempre più brava e più puttana, ma sempre dimessa e servile come mi voleva lui.
Quell’anno ci vedevamo circa 2 volte a settimana, sempre nel retro del suo tir, inventando le scuse più assurde, io a mia madre e lui a mia zia, finché partii per l’università.
Durante quegli anni, vedevo sempre il mio zietto quando mi veniva a trovare a Roma o quando tornavo a casa dei miei.
Ora ci vediamo sempre più raramente, ma quando ci incontriamo la mia fichetta rimane sempre vogliosa di assaporare i suoi bei 18 cm e lui, nonostante il tempo passa, rimane sempre il porco voglioso e vigoroso di sempre.
Dopo il mio matrimonio non ci siamo più incontrati e devo dire che mi è mancato molto.
Per fortuna che con mio marito, piano piano abbiamo trovato il modo di soddisfare i suoi sogni ed anche i miei, anzi è affiorato tutto il mio esibizionismo e la sua voglia di guardare la sua donna che fa la puttana.
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Aggiunto: 5 anni fa
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Racconti Cuckold
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