Questa estate, dai miei suoceri, si è presentata una novità che mi ha portato ad una nuova, inaspettata avventura.
Non voglio annoiarvi con riflessioni politiche, mi limiterò a confessarvi che faccio parte di quella schiera che disprezza l’ormai insostenibile presenza di extracomunitari nel nostro paese. Non si tratta più dei pittoreschi ‘vu cumprà’ che da anni si vedono camminare per la spiaggia, stracolmi di vestiti e bigiotteria da due soldi; ma di una vera invasione di massa dall’Africa, portatrice di criminalità e terrorismo!
Spesso con i miei suoceri abbiamo toccato questo scottante argomento e anche da parte loro c’è una certa avversione per l’accoglienza senza regole attuata dai nostri governanti.
Eppure, il giorno seguente il nostro arrivo, mentre mi sto godendo la frescura del giardino leggendo il mio quotidiano sportivo, vedo una negra avvicinarsi reggendo un vassoio. Poggia sul tavolino un piatto con sopra un profumato cornetto e mi riempie il bicchiere con del succo d’arancia.
È la mia colazione, e me la serve sorridendo a trentadue denti e pronunciando un: buongiorno signore, con la stessa buffa parlata che hanno quei negri che nei film interpretano i servi del padrone bianco.
Dopo avermi servito si dirige verso la cucina e io guardo mio suocero che capisce la mia sorpresa e mi dice che la Cesarina, la governante che ha lavorato a loro servizio per trent’anni, è andata in pensione.
“Cosa ci vuoi fare,” poi aggiunge, “adesso questi lavori le italiane non li vogliono più fare e devi per forza prenderti le negre.”
Siamo allora tornati ad argomentare sulla questione degli immigrati e sulla delinquenza e prostituzione che portano da noi, e ne abbiamo conversato mentre lei faceva la spola fra la casa e il giardino. Non ci siamo fatti nessuno scrupolo nell’esporci le nostre opinioni razziste, ferendo quella negra che ho visto più volte abbassare la testa mortificata e offesa.
Anche quella troia impenitente di mia suocera (con cui all’alba ci eravamo fatti un’altra memorabile scopata) ha partecipato alla discussione non solo approvando le nostre opinioni ma anche lanciandomi occhiate divertite ogni volta che la donna di servizio ci passava vicini. Insomma lei ci godeva a vedere noi uomini ferirla con i nostri discorsi razzisti.
Ancora non ho imparato il nome di questa negra e francamente non mi sono mai preoccupato di chiederle come si chiami. Anzi cerco il meno possibile di rivolgerle la parola, e quelle poche volte che devo risolvo con: “ehi, fai questo”, oppure mi limito a indicarle quello di cui ho bisogno.
Insomma il mio intento era quello di evitare contatti ma si è insinuato dentro la mia testa un pensiero che, fino al giorno prima, avrei considerato inaccettabile.
Come ben sapete, non sono uno che si fa scrupoli sul sesso. Il fatto che scopo con tutte le donne della famiglia di mia moglie (dalla suocera over sessanta alle nipoti diciottenni) è una prova di quanto io sia privo di ogni moralità. Eppure, nonostante tutta questa depravazione, non avevo mai voluto nemmeno considerare l’idea di scopare una negra. Idea che invece ha incominciato a rodermi in testa come un tarlo.
Mio suocero, ogni volta che la vede passare, le fissa il culo e arcuando le labbra esprime così il suo apprezzamento per le abbondanti forme di questa donna. Si capisce benissimo che, se non fosse un povero vecchio col cazzo moscio, se la chiaverebbe volentieri una così.
Lei è una donna in carne, una cicciona con un faccione rotondo, gli occhi neri come il petrolio e le labbra gonfie e carnose tipiche dei negri, perfette per i pompini.
Mio suocero ha continuato a dirmi quanto non si fidi di avere per casa donne dell’Est, più portate a mentire e rubare, perché zingare. Mentre le negre, secondo la sua teoria, conservano geneticamente la schiavitù delle loro antenate, quindi sono più portate alla sottomissione e alla obbedienza.
Allora, questa teoria strampalata di quel rincoglionito di mio suocero, più il vedere la negra sempre intorno mi hanno messo in testa una fantasia molto porca che, con un cinismo di cui non mi credevo capace, ho subito messo in atto.
Il pomeriggio seguente ho lasciato che tutta la combriccola (moglie, figlie, nipoti e cognati) scendesse in spiaggia.
Ho finto un mal di schiena dicendo a mia moglie che avrei preferito starmene tranquillo sul lettino, al fresco del giardino. Lei se l’è bevuta ed è andata al mare aggregandosi a tutti gli altri e io ho cominciato a gironzolare intorno alla donna di servizio. Le sono stato sempre dietro trovando ogni pretesto per farle pulire qualcosa in ogni angolo della casa. Dal frigo ho preso una grossa fetta di anguria e l’ho addentata, facendo colare alcune gocce sul pavimento, l’ho poi subito chiamata e le ho indicato di pulire. Lei mi ha guardato un po’ stranita, quasi infastidita dal fatto che le girassi intorno di continuo dandole ordini per ogni sciocchezza. Comunque l’ha fatto, si è inginocchiata e ha passato il panno umido sulla mattonella chiazzata di succo d’anguria.
Io l’ho osservata stando dritto in piedi davanti a lei, con indosso solo i boxer gonfiati in modo vistoso e osceno dal mio cazzo sempre più duro.
Sono rimasto lì, impassibile e sfacciato a fissarla dall’alto, facendo oscenamente in modo che quando avesse sollevato lo sguardo si fosse trovata davanti alla faccia il cazzo duro e i due coglioni grossi e pelosi che ho tirato fuori dai pantaloncini.
La negra li ha fissati sbalordita e, come pietrificata, ha interrotto di strofinare il panno sulla mattonella.
Ha borbottato nel suo italiano stentato agitando i palmi rosei in segno di rifiuto. Io ho incalzato dicendole che sono il padrone e non accetto rifiuti, lei con una smorfia mi ha fatto capire quanto non gradisse la cosa, eppure la mia mazza era bella tosta e pulsante.
“A parte il colore non ha niente in meno rispetto ai cazzi neri che hai preso in Africa! Avanti succhiamelo merdosa negra!”
“Tu non mio padrone! Mio padrone è siniora Ada!”
La donna delle pulizie resta inginocchiata e continua a fissarmi in volto. È soddisfatta di avermi messo al mio posto ma quei brevi momenti di silenzio e tensione sono interrotti dalla voce di mia suocera che ci osserva a braccia conserte, appoggiata alla portafinestra che dà sul giardino.
La guardo e sospiro, pensando tra me: madonna che cazzata ho fatto, adesso viene fuori un casino...
“Esatto. Sono io la padrona!”, fa lei con un tono di compiacimento. “Ed è grazie al lavoro che ti do io in questa villa se tu puoi restare in Italia e mantenere un marito fannullone, i tuoi anziani genitori, non so quanti figli e tutta la tua cazzo di tribù!
Succhia quel cazzo o ti licenzio in tronco!”
L’ordine perentorio dato da mia suocera mi ha stupito, poi lei mi ha guardato in faccia e lanciato un cenno d’intesa.
"L’ho notato da un po’ che sei combattuto tra il disprezzo per questa gente e l’idea di montarti una negra... E’ un pensiero che adesso intriga anche me, perciò ora mi fai vedere come ti scopi quest’africana!"
Con fare risoluto si è avvicinata e inginocchiata anche lei, mi ha afferrato il cazzo e si è messa a succhiarmelo come un’ossessa alternando pure delle vigorose leccate alle palle pelose, poi ha afferrato la negra per la treccia dei capelli e le ha spinto la testa verso la mia asta gocciolante di saliva ordinandole di farmi un pompino anche lei.
"Su, fai anche tu la troia come tante altre africane... Adesso fai godere mio genero e fammi vedere un bello spettacolo..."
Mia suocera si è comodamente sistemata sulla poltrona, io ho appoggiato le mani sulla testa mora della donna di servizio e, tenendogliela ferma, mi sono scatenato in una sonora pompata nella sua bocca.
Una sensazione incredibile ed una soddisfazione totalizzante quella di vedere, per la prima volta in vita mia, il mio cazzo dominare, impalandola, la bocca di una negra, affondandolo nella sua gola profonda.
Mia suocera, presa del tutto dallo spettacolo, si è tirata su il prendisole mostrando la sua oscena boscaglia di pelo grigio, ha spalancato le gambe e si è masturbata guardandoci. Dopo il pompino ha ordinato alla negra di muoversi a gattoni fino da lei. Le ha detto che se gliel'avesse leccata fino a farla venire l'avrebbe ricompensata con 100 euro extra nella prossima busta paga. Così la negra ha obbedito affondando la faccia rotonda nel folto pelo di mia suocera e facendo sguazzare la grossa lingua nella fica sempre più bagnata e colante.
Sempre mia suocera, come la regista della situazione, mentre geme godendosi le leccate della negra mi ha fatto cenno, agitando il braccio, di montarla da dietro. Ha detto alla donna che ci sarebbero stati altri 300 euro se si fosse fatta scopare, mentre, se si fosse rifiutata, sarebbe finito tutto con il suo licenziamento in tronco ed il rimpatrio nel suo merdoso paese.
Così mi sono piazzato dietro la negra che, a ginocchioni ai piedi della poltrona, leccava la fica matura e pelosa di mia suocera. Le ho sollevato la gonna e sono rimasto piacevolmente sorpreso nel vedere un culo bello grosso; due chiappe enormi e morbidissime al color di cioccolato che non aspettavano altro che essere palpate con ingorda lussuria.
Mi sono chinato su quel culone nero e l’ho fissato con un’espressione adorante mentre mi dicevo: quante scopate con le negre ti sei perso nella vita, cazzo!...
"Devi darti da fare e recuperarle adesso!", ha risposto quella troiona di mia suocera che intanto si è rilasciata sulla poltrona, estasiata dalle lappate della negrona.
Ho affondato la faccia in quei glutei immensi e con la lingua ho tastato il buco del culo. Ho provato un senso di ribrezzo al pensiero degli orifizi anali dei negri ma allo stesso tempo una grande eccitazione per l'oscenità di quello che stavo per fare.
Ho tastato l’orifizio della negra con la punta della lingua poi l’ho fatta scorrere fino alla fica che ha le labbra gonfie e carnose come quelle della sua bocca. Ho affondato delle decise leccate in quella fica calda e allagata, mentre la vaccona negra ansimava e a sua volta, leccando la fica della padrona, la faceva mugolare dal piacere.
Mi sono inebriato col sapore osceno che sapeva di 'sporco' di quella fica africana; quel senso di sporca depravazione mi dava alla testa, stavo provando una eccitazione indicibile!
Mi sono rimesso in piedi, ho divaricato le gambe e abbassandomi ho montato sulla negra infilandole il cazzo nella fica e mettendomi a pompargliela con un furore incredibile.
"Porcodio prendi puttanona d’una negra! Prendilo tutto!!!", le dico impalandole il mio bastone fino alla base. La stantuffo con un ritmo incalzante facendo sentire il rumore delle palle che sbattono come schiaffi sulle sue natiche nere e lei si mette a ragliare dal godimento, incitandomi con i suoi "sì... sìì... sììì!"
Solleva la testa dalla fica pelosa di mia suocera per urlare il suo piacere e lei, mia suocera, affossata sulla poltrona e con le cosce spalancate e tenute alzate e le mani a tenersi le ginocchia all'altezza del petto, si gode lo spettacolo di suo genero che monta e cavalca la serva negra!
Ho pompato a lungo nella fregna nera che colava di umori e intanto le ho infilato le dita nel buco del culo e ho stantuffato anche con quelle.
Mia suocera poi è venuta ad accovacciarsi sotto le mie gambe e ha preso a leccarmi vogliosa le palle e l’asta che entrava e usciva dalla fica nera, quando ero al culmine lei ha afferrato l’asta e me l’ha smanettata con foga dirigendo i getti di sborra sul generoso fondoschiena della governante.
Ho guardato soddisfatto e con curiosità le macchie bianche della mia sborra colare su quella pelle nera come l'ebano, poi ci siamo ricomposti tutti e tre, mia suocera è parsa la più divertita, aveva un’espressione raggiante anche quando ha dato trecento euro alla negra. E quando le ho chiesto il perché ha risposto che ora pregustava un sacco di nuove porcate da fare con lei, la nuova compagna delle nostre depravazioni!

(pensieriosceni@yahoo.it)
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