L. era accovacciata, il peso sulle punte, i talloni alzati, un mano contro il muro per mantenere l’equilibrio. Era da un pò che tratteneva lo stimolo, finalmente era arrivato il momento di lasciarsi andare. Liberò un getto forte, impetuoso, i muscoli del viso si rilassarono, donando a L. un’ espressione che passava dalla tensione all’estasi. Mentre la vescica si svuotava l’asfalto sotto di lei diventava zuppo di una pipì chiara, cristallina, tipica delle bevute serali, che zampillando dal suo corpo e sbattendo violentemente a terra le lasciava un manto di goccioline sulle caviglie, fino all’inizio polpacci. L. provava una strana sensazione, era da un pò che non stava in intimità con un ragazzo e le goccioline di pipì che le saltellavano addosso la eccitavano; del resto l’idea stessa della pipì non le dispiaceva affatto: un liquido caldo e bagnato che usciva dal suo corpo, con un odore acre, ma non troppo intenso, che sgorgando le lasciava una sensazione piacevole. L. se ne stava lì, in un vicolo, accovacciata, leggermente ubriaca, a godersi il momento, indugiando per qualche attimo dopo aver finito, assaporando quelle sensazioni fino all’ultimo istante, e forse di più. C. aveva appena finito di pisciare, le numerose birre bevute quella sera non gli avevano lasciato scampo, così si era infilato in un vicolo e si era lasciato andare, guadagnando una breve tregua prima del prossimo stimolo che non avrebbe tardato ad arrivare; quando finì però rimase immobile, il membro ancora in mano, qualcosa aveva attirato la sua attenzione. Una ragazza, ondeggiando leggermente, era entrata nello stesso vicolo e si era accovacciata, senza accorgersi di lui, era palesemente brilla. C. si godette la scena, le ragazze che facevano la pipì in giro lo avevano sempre incuriosito: il corpo femminile in quella posizione strana, quasi infantile, donava loro un aspetto insolitamente eccitante. La visione di quella scena unita all’espressione della ragazza lo eccitarono, donando al suo membro una forma semi eretta. La ragazza non si era accorta di lui e, noncurante dello spettatore, tranquilla, mostrava la sua femminilità. “Ciao”, sul volto di C. si era formato un sorriso quasi malefico, il membro ancora in mano, era eccitato, divertito, l’alcol aveva limato il potere dei freni inibitori che in un’ altra situazione non gli avrebbero permesso di esporsi in quel modo, quasi spropositato. La ragazza sobbalzò, risvegliata improvvisamente da quel momento, portata di colpo alla vita reale, non si era accorta della presenza di un ragazzo; anche perché il vicolo era abbastanza nascosto e poco conosciuto, nonostante si districasse per le vie del centro. Girò la testa e lo vide, dalla parte opposta della via, un pò spostato rispetto a lei. Nonostante l’istinto le dicesse di alzarsi e dileguarsi il più in fretta possibile rimase immobile, impietrita. Il vicolo era abbastanza buio, illuminato dalla fioca luce di un lampione poco più in là, che sbattendo sulle pareti pervadeva l’ambiente. L. arrossì d’imbarazzo e C.,nonostante la penombra, riuscì a scorgere le emozioni che coloravano le sue guance. “Sei sexy mentre fai la pipì, sai?”. C. mosse un paio di passi verso di lei, il membro fuori dai pantaloni, le palle schiacciate nei jeans. La ragazza era immobile, le natiche pronunciate verso l’esterno, i pantacollant a metà coscia, così come le mutandine. Non sapeva cosa fare, però la situazione la eccitava, così, seppur imbarazzata decise di vivere passivamente quel momento, come se fosse una spettatrice seduta comodamente a qualche metro di distanza. Il ragazzo si accorse che quello strano momento avrebbe potuto trasformarsi in una situazione quasi surreale in cui due persone sconosciute avrebbero potuto dare sfogo alle loro fantasie perverse. Una situazione che si era creata spontaneamente, senza bisogno di approcci maldestri o di chiacchierate scomode; semplicemente frutto del caso e dell’alchimia di due corpi. C., che fino a quel momento era rimasto di spalle si voltò, puntando la ragazza. L. scorse il membro del ragazzo e immediatamente sentì una pulsione violenta sul clitoride. gemette leggermente. Le note del suono proveniente dal corpo inerme di lei completarono l’erezione di C., che ormai era giunto a un passo della ragazza, che giaceva ancora accovacciata. L. notò l’erezione del ragazzo e iniziò a respirarne l’odore che le giungeva dalla brave distanza che separava il suo naso dalla vita di lui. Quell’odore diede un’altra scossa al suo corpo che con una contorsione dello stomaco le regalò una naturale lubrificazione. Bagnata dalla pipì di qualche attimo prima e dall’eccitazione improvvisa ammirava la mascolinità del ragazzo che moriva dalla voglia di infilare la bocca di L.. Fu lei stessa a dare il suo assenso...
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Categorie: Feticismo Etero