Un giorno, mentre stranamente camminavo nella strada centrale della mia città, capita così di rado, mi pare di scorgerla: incrociai una donna molto simile a lei e la mia curiosità si mise in moto. Feci alcuni passi, poi mi girai e cercai di raggiungerla. Era a pochi metri da me, di spalle, davvero non molto alta, ma con le curve tutte a posto. Nel senso che intravedevo un bel sedere sodo e ben formato ed un bel fisico. Cercai di raggiungerla, la affiancai, le feci un piccolo sorriso, ma lei sembrò non riconoscermi. Ci credo, mi dissi, chissà quante richieste ha già avuto su quel sito, mica si si può ricordare tutti i visi a memoria. Provai di nuovo ad affiancarla: era vestita molto bene, i pantaloni attillati facevano intravedere le sue curve, così come la camicia bianca appena sbottonata. Il cuore mi batteva forte perché non sapevo se rivelarmi, con la possibilità di non essere minimamente riconosciuto oppure lasciare stare. Avevo ancora un po’ di tempo: raccolsi tutto il coraggio che avevo e la chiamai: la prima volta a voce bassa “Anna” poi un po’ più ad alta voce, cercando comunque di non infastidire. Lei si girò, mi guardò in modo strano (evidentemente non era quello il suo vero nome) e mi disse. “Ah ma tu sei quello che viene sempre a sbirciare le mie foto”, lo disse sorridendo e non sembrava scocciata. “Sì, lo ammetto” dissi io sorridendo a mia volta “il fatto è che non ne posso fare a meno” Eh esagerato, e chi sono?” rispose sempre con il sorriso sulle labbra. Ci fermammo a chiacchierare lungo la strada cinque forse dieci minuti, ci raccontammo un pochino uno dell’altra, che lavoro facevamo (avevo indovinato: lavorava in un centro estetico) e ci descrivemmo in poche parole gli ultimi accadimenti della nostra vita, ovviamente in modo molto superficiale. Mi sembrava comunque di parlare con una persona già conosciuta, forse per via di quel suo modo di fare così gentile e accogliente. Il cuore continuava comunque a battermi forte: la vista del suo decolté non mi era indifferente e allora mi decisi di chiederle se avesse avuto voglia di andare a bere qualcosa. Mi disse che doveva ritornare al centro estetico e sorprendentemente aggiunse: “se vuoi mi puoi accompagnare…è qui vicino”. In effetti lo studio era in una strada che attraversava la via principale. Mi fece accomodare, mi offrì da bere, aggiungendo di avere solo dell’acqua. “Va benissimo, ho una gran sete” risposi, già capendo che tutta sta sete non era solo frutto del caldo climatico, ma ben più dalla figura di Anna, così attraente e sensuale. Mi spiegò che in questo periodo le clienti erano in aumento per via dei preparativi alle vacanze: depilazioni, lampade e anche massaggi anti cellulite. Io le risposi che mi sarebbe proprio piaciuto fare un massaggio, anche se la temperatura, sia fuori che dentro il mio corpo, era sempre più alta ed un massaggio non l’avrebbe di certo fatta abbassare. Ma l’idea di un massaggio rilassante mi ronzava nella testa già da un po’…se poi il massaggio fosse stato fatto dalle mani di una donna così, la cosa assumeva un ulteriore risvolto.
Anna mi stupì un’altra volta e mi disse una frase che mi fece immediatamente salire la pressione e vibrare il corpo: “Ma tu sei capace a fare massaggi? Sono un po’ stufa di doverli fare sempre e solo io…Vorrei che qualcuno mi dedicasse un po’ del suo tempo. Intanto per un’ora circa non ho appuntamenti e posso anche chiudere”
Io molto imbarazzato e con un filo di voce le dissi che avrei fatto volentieri tutto quello che mi avrebbe chiesto e, fingendo, le dissi di essere anche bravino a fare i massaggi. “Allora aspetta due minuti qui che mi vado a preparare” ed entrò in una stanza, immagino si trattasse dello spogliatoio, tutta tranquilla, addirittura canticchiando. Conoscendo la canzone mi unì al suo canto, così per condividere qualcosa con lei e nello stesso tempo per darmi forza. Entrambi scoppiammo in una risata liberatoria constatando che le nostre voci ben si amalgamavano e che entrambi conoscevamo la canzonetta quasi a memoria. La risata mi fece anche da calmante nel momento in cui lei uscì dallo spogliatoio, con i capelli raccolti, e avvolta unicamente da un asciugamano bianco. Deglutivo forte e in continuazione; lei sembrava più tranquilla, tant’è che mi indicò i flaconi di olio da utilizzare e si stese a pancia in giù sul lettino passandomi l’asciugamano, che io piegai fino a renderlo delle dimensioni esatte da coprire il sedere e in piccola parte la schiena. Quello che vedevo era un’immagine molto stuzzicante, eccitante e lei era davvero bella: molto sinuosa e dolcemente profumata.
Mi comportai da vero professionista: mi lavai le mani, mi rimboccai le maniche della camicia, presi il contenitore dell’olio e ne versai la dose giusta nelle mani, fregandole fra di loro per riscaldarle. Poi iniziai a massaggiarle il collo e la parte superiore della schiena, prima molto delicatamente poi con un po’ più di forza. Sentivo che le piaceva, lo capivo dal suo modo di respirare che di colpo accelerò. Arrivai sino al fondo della schiena, oliandomi le mani di tanto in tano, e poi mi spostai sulle gambe. Cercavo di rimanere concentrato su quello che facevo, ma il suo sedere coperto timidamente dall’asciugamano, sporgeva in modo così eccitante che non riuscivo a distogliere gli occhi da quella montagnola, e ogni tanto mi sporgevo con lo sguardo sino ad intravedere, dove finiva l’asciugamano, l’inizio della fessura tanto invitante.
Le chiesi: “Come sto andando?”; lei rispose con un tono flebile di voce “Direi bene…molto bene” e sorrise, con uno sguardo complice, o almeno io così lo intesi.
Ad un certo punto, con un po’ di stupore ma con immenso piacere da parte mia, mi disse che intendeva girarsi. Io le sorrisi e lei lentamente cambiò posizione. Il movimento fu lento e cercò di mantenere il piccolo asciugamano nella stessa posizione per coprire la parte intima, ma il mio sguardo fu subito attirato, più che da quel pezzo di spugna bianca, dal suo seno, che così girata faceva bella mostra. Aveva due tette magnifiche e grandi, forse rifatte, ma in quel momento non mi importava, i capezzoli erano leggermente scuri e ben eretti, e le aureole discretamente grandi, insomma come piacciono a me.
A quel punto concentrai il mio massaggio sulle spalle, poi sui fianchi e sulla pancia, sempre oliandomi con cura le mani. A quel punto feci un piccolo scarto e passai alle gambe che massaggiai con tutta la massima cura. Volevo però osare di più e quando, dapprima in modo molto delicato e poi un poco più forte, passai a massaggiarle il seno, andai completamente fuori di testa quando la vidi dapprima sorridere e poi corrucciare un po’ il viso quasi a dimostrare il suo piacere che fu poi completamente svelato dai sempre più continui e profondi sospiri che, a volte si trasformavano in brevi urletti di goduria.
Osai ancora: spostai la mia attenzione all’asciugamano: senza quasi muoverlo misi le mie mani sotto ed iniziai ad esplorare la sua zona pubica. Dapprima la parte superiore, dove si intravedeva e sentivo una piccola peluria depilata con cura, come a formare una breve striscia, poi passaggi leggeri e veloci sulle labbra sino ad infilarle un dito dentro, la sentii già discretamente bagnata. Anna continuava ad ansimare, sempre più veloce e man mano che il mio massaggio diventava più profondo più la sentivo fremere e agitare lievemente le gambe, allargandole e stringendole quasi a facilitare il mio gioco e quasi a raggiungere l’orgasmo. Ma era certo troppo presto. Con lei sempre più bagnata tolsi definitivamente l’asciugamano, che nel frattempo si era spostato facendomi vedere la sua figa in tutto il suo splendore: le labbra si erano aperte e gonfiate e la striscietta di pelo era proprio come me la immaginavo, pronta ad indicarmi la giusta via. Infatti mi chinai fra le sue gambe e, prese le sue cosce in mano inizia a leccarla, dapprima piano ed intorno e poi un po’ più intensamente sul clitoride. Alternavo il mio gioco di lingua, anche al fine di renderla più umida possibile, anche se, a dire il vero, forse non era necessario, a passaggi con le dita: prima una poi due e poi tre introdotte nella sua fessura, quasi a cercarle il famoso punto “G”.
Il più bello arrivò quando io mi spostai leggermente per tornare a massaggiarle il seno: da quella posizione lei aveva facile accesso ai miei pantaloni ed infatti in pochissimo tempo, senza quasi accorgermene, mi ritrovai con il cazzo fuori già abbastanza duro e già piacevolmente stretto fra le sue mani. Senza dirle nulla se lo avvicinò alla bocca e iniziò a leccarmelo e subito dopo a spompinarlo. Ero abbastanza stupito: non dico di avere delle misure mostruose, ma nessuna donna, sino a quel momento, era mai riuscita a prendere in bocca quasi tutto il mio cazzo. Quello che provavo era indescrivibile e la mia eccitazione raggiunse livelli altissimi quando lei, mentre con una mano era intenta a tenere il mio uccello, facendolo entrare ed uscire velocemente dalla sua bocca, riempiendolo peraltro di una dolce saliva, con l’altra iniziò ad accarezzarsi più giù, in mezzo alle gambe, a masturbarsi, quasi sapesse che uno dei miei più grandi motivi di eccitazione era proprio vedere una donna provocarsi piacere in quel modo. A quel punto io, un po’ impacciato, mi sfilai la camicia e i pantaloni, restando nudo. Ero un po’ imbarazzato per la mia pancetta, che in questi anni si è formata quasi a mia insaputa, ma a lei sembrava non importare nient’altro, in quel momento. Continuammo così per un po’ quando lei, quasi di colpo, lasciò dalle mani il mio cazzo e mi disse di prenderla. Rimase in quella posizione, si spostò soltanto in avanti in modo che il suo sedere si posizionò sul bordo del lettino. Era pronta: mi infilai tra le sue gambe, che presi una per braccio ed iniziai a penetrarla, dapprima piano e poi sempre più veloce. I suoi sospiri e i suoi urletti si trasformarono quasi in grida, man mano che io spingevo sempre più velocemente e sempre più a fondo. Credo fosse soddisfatta di come mi stessi comportando infatti ad un certo punto si girò e mi porse il sedere: praticamente era sdraiata di pancia ma con il culo fuori dal lettino. Io la aiutai tenendo con le mani il sedere e ripresi a penetrarle la figa da dietro e lei ricominciò a gemere. Di tanto in tanto riuscivo a staccare una mano e con il dito le solleticavo delicatamente il suo buco più piccolo. Poi fu lei stessa che fece scorrere un braccio dietro, sopra la schiena sino a raggiungere da sola il piccolo buco per penetralo con una o due dita. Poco prima avevo lasciato cadere qualche goccia di saliva proprio lì sopra, e lei, quasi per soddisfare le mie voglie voyeuristiche fece quel movimento. La sentivo godere e la sentivo nel vero senso della parola. Almeno due o tre volte mi accorsi che in corrispondenza dei suoi sospiri più tremolanti e del suo ansimare più rumoroso di come se il mio cazzo al suo interno venisse irrorato di un succo liquido ed eccitante e vedevo che parte di questo nettare le fuoriusciva dalla figa, tanto ne era ricolma. Dopo averla sentita urlare in questo modo ancora una volta, si alzò di colpo, anche se mi sembrava che le gambe non la reggessero completamente e mi fece allontanare dal lettino sino ad appoggiarmi al muro. Poi si inginocchiò e ricomincio a prenderlo in bocca, sempre più veloce e con una quantità di saliva incredibile. Alla fine venni e il mio liquido schizzò, mischiandosi alla sua saliva, un po’ dentro la sua bocca, un po’ sul viso e un po’ perfino sulle sue bellissime tette. Io ero completamente sconvolto e mi godetti la scena di lei che giochicchiava con il mio sperma, andandolo a raccoglierlo con le dita sul seno e sul viso per poi portarselo in bocca sorridendomi e baciandomi dolcemente ancora il cazzo che resisteva, ancora bagnato e ancora piuttosto duro.
Ad un tratto la sveglia suonò, io mi svegliai pigramente, come al solito, anzi più del solito. Il sogno era stato bellissimo, ma era stato solo un sogno. Mi restò per tutta la mattina il cazzo semiduro e ancora adesso, a distanza di parecchi giorni, alla sera, prima di addormentarmi spero di sognarla nuovamente: Anna il suo corpo minuto ma esplosivo, e talvolta mi rilasso e mi consolo ripensandola e mi masturbo per un po’ come piace a me: prima piano e poi sempre più forte, bagnandomi la mano con la saliva, sino a venire, come nel sogno.