Ciao a tutti, questo racconto è molto lungo, per questo ho deciso di dividerlo in 5 parti, potete trovare la seconda già pubblicata, in quanto questa prima è da considerasi una semplice introduzione. Le mancanti tre verranno pubblicate ad un giorno di distanza l’una dall’altra, spero possa piacervi :).

Tutto cominciò in una mattina come le altre, il sole era ormai alto da qualche ora e i primi venti estivi cominciavano a diffondersi tra le vie della città.
Come ogni mattina, da buon universitario, stavo sorseggiando il mio quarto caffè nel piccolo bar accanto alla sede, la giornata si palesava monotona, lezioni, studio e pulizie; insomma la solita routine.
Non mi lamentavo di questo, insomma vivevo tranquillo e non avevo alcun problema, anche se ogni tanto un qualcosa di nuovo poteva pur succedermi.

Stavo proprio pensando a questo quando il mio cellulare cominciò a vibrare, guardai il display e alzai gli occhi al cielo
-di male in peggio- dissi sommessamente tra me e me. Quella mattina non avevo per niente voglia di sentire le solite sfuriate di mia madre che continuamente mi raccontava per filo e per segno cosa succedeva durante gli incontri per il divorzio.

Passarono alcuni secondi e il cellulare smise di vibrare; preso un po’ dal senso di colpa e un po’ dalla compassione per quella povera donna decisi di richiamarla seduta stante, al limite avrei trovato una scusa veloce per riagganciare.
Mi accesi una sigaretta e digitai il numero, dopo pochi secondi con voce squillante mi rispose :
-Pronto !-
-Ciao Ma, scusa ero impegnato, dimmi che succede?-
-è fatta, abbiamo finalmente concluso tutto e abbiamo firmato le carte- disse con voce molto emozionata, la cosa mi sorprese molto e mi lasciai scappare un piccolo sorriso, finalmente quella lunga diatriba legale si era conclusa e anch’io avrei potuto stare un po’ più tranquillo.
-Ma è fantastico, allora adesso che è tutto concluso hai deciso quando partire ?- era da molto tempo che mia madre pensava di trasferirsi e col mio aiuto aveva trovato un piccolo appartamento a Lucca, che avrebbe fatto proprio al caso suo.
-Si tesoro, ho appena finito di parlare con il proprietario dell’appartamento e mi ha confermato che è ancora libero-
-Perfetto allora- esultai
-Si appunto, le scatole sono già pronte e ho prenotato un furgone per la prossima settimana, quindi potresti darmi una mano ?-
-Certo mamma, se vuoi posso tornare dopo domani così ti do una mano con gli ultimi preparativi-
-Perfetto allora, sono così eccitata per questa nuova avventura ahahah, dai ora ti lascio che devo chiamare Francesca per tutti i dettagli- Francesca era la migliore amica di mia madre e per me era come una zia.
-Va bene allora, vi lascio spettegolare in pace, ci vediamo ciaoooo !-
-ahaha grazie amore ciao !-
La telefonata si concluse così e ne rimasi molto soddisfatto, finalmente mia madre poteva cambiare vita e ricominciare tutto da capo.
“ecco” pensai, “stavo aspettando un qualcosa di nuovo nella mia routine e ora posso considerarmi accontentato”, pagai il conto al cameriere, mi accesi una sigaretta e con un leggero sorriso sulle labbra mi diressi verso l’università.

Erano le 8:30 quando il treno arrivò alla piccola fermata del mio paese, li ad attendermi c'era mia madre con un enorme sorriso stampato in viso, mi accolse stringendomi forte al petto e dandomi un sonoro bacio sulla guancia, io non potei che ricambiare e nell'abbracciarla la sollevai di peso.
-Fermo ! Mettimi giù- disse ridendo, lei era una donna non molto alta e dal fisico longilineo, anche se non praticava alcuna attività sportiva si manteneva molto bene. Insomma era molto bella, specialmente oggi che indossava un vestitino a fiori lungo fino alle caviglie e senza maniche che rispecchiava molto l’allegria che emanava.

Ci dirigemmo alla macchina e partimmo in dirittura di un bar dove fare colazione, non parlammo molto durante il tragitto, come al solito ci riservammo le conversazioni importanti per il nostro “momento caffè”.
Giunti al bar ci sedemmo su un tavolino appartato e mentre sorseggiavamo il caffè godendoci l’arietta fresca mattutina cominciammo a parlare un po’ del più e del meno, le raccontai dell’università e di come stava procedendo e lei di rimando mi diede tutti i dettagli su come erano andate le cose tra lei e mio padre negli ultimi mesi, di come si erano accordati per la divisione patrimoniale eccetera.

Finiti gli argomenti “seri” cominciammo a parlare del più e del meno, finché lei non ne uscì con :
-Tu invece all'università hai trovato qualche ragazza ?- disse sogghignando
-dai mamma lo sai che non ne voglio parlare- dissi ridendo, in effetti non mi trovavo molto a mio agio in certi discorsi, potrei considerarmi un ragazzo un po’ timido, ho avuto anche io le mie esperienze ma preferisco mantenere un certo grado di riservatezza.
-ok tanto lo so che il mio bambino si è fatte tutte le ragazze dell'ateneo- mi guardò con gli occhi un po’ maliziosi, lei era fatta così doveva costantemente scherzare, in più era un’esperta in frecciatine a sfondo sessuale.
-MAMMA !!! ma che cosa dici cazzo !!!, dai che si sono girati tutti- mi guardai attorno e vidi molte persone sedute nei tavoli attorno ridere sotto i baffi per quella sua sparata, così la fissai un po’ imbronciato, la cosa però non durò molto tanto che cominciammo a ridere all’unisono.

Il resto della mattinata passò tranquillamente, andammo dai parenti, così da poterli salutare prima della partenza del giorno dopo e nel primo pomeriggio andammo nel piccolo appartamento in cui viveva provvisoriamente.

Appena arrivati mi madre andò di corsa a cambiarsi, si mise un pantaloncino da corsa e una canottiera bianca che le arrivava un appena sopra l’ombelico, detto così francamente, vestita in questo modo lasciava poco all’immaginazione e sinceramente la cosa non mi dispiaceva. Ebbene si, anche se avevo superato da moltissimi anni la fase edipica della crescita, continuavo a provare per mia madre una sorta di attrazione fisica involontaria, quindi nel vederla vestita così non potei non eccitarmi.
La cosa si concluse li, anche se ogni tanto dovevo aggiustarmi i pantaloncini che avevo indossato, in modo da non mostrare la sagoma del mio pene eretto costretto nei boxer.

Passammo il resto del pomeriggi caricando scatoloni nel furgone parcheggiato nel vialetto e verso le 18:30 ultimati gli ultimi spostamenti mi feci una doccia e collassai sul piccolo e scomodo divano del salotto.



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Categorie: Incesti