L'auto di Pietro si fermò come al solito nel parcheggio del villino poco prima del calare del sole. L'uomo scese e prima di chiudere la portiera fu sorpreso da un inaspettato trambusto. Ottavio, l'amico di suo figlio, aprì il cancelletto di casa scappando a gambe levate goffamente, a torso nudo e con le mani a reggergli i pantaloni, mentre Amalia, sua moglie, avviluppata nella sua vestaglia preferita, quella corta e trasparente, faceva l'impossibile per trattenere un escandescente Daniel.

"Che sta succedendo?", accorse stupito, ma non ricevette risposta.

"Calmati Daniel, calmati!", urlava la donna mezza nuda al figlio che malediva a gran voce l'amico in fuga.

"Che sta succedendo?", ripeté Pietro a quei due che finalmente si fermarono.

"Niente, non sta succedendo nulla tesoro", replicò Amalia mentre Daniel, imbronciato, guardava a terra.

"Daniel, dannazione, che volevi una rissa in casa?! Ti pare questo il modo di trattare un amico?! Perché volevi picchiare Ottavio eh?"

"Non posso parlare adesso ... sono troppo arrabbiato, meglio che non parlo guarda... meglio per tutti!".

"Si può sapere che ti piglia?", l’incalzò il padre.

Il ragazzo non rispose e la signora De Porconis capì che il suo silenzio andava a tutti i costi difeso: "Tesoro, non essere severo con lui...".

Il padre biasimava quel comportamento da mamma iperprotettiva, ma la comparsa di Ginevra lo indusse ad entrare in casa. “Pietro, bentornato! Mi sei mancato tanto”, miagolò la ragazza in accappatoio all’ingresso ed il patrigno, incantato, filò in casa come trascinato dal cazzo: “Piccola anche tu mi sei mancata…”.

“Meno male che c’è Ginevra ad aiutarmi!”, pensò Amalia poi fissò il figliastro. “Passeggiamo?”.

Lui tacque.

“Dai passeggiamo!”.

Si mossero tra i viali del giardino, mentre il cielo diveniva rosa, poi arancione.

"Come hai potuto?".

"Mi dispiace, piccolo, mi spiace sul serio... è solo che l'ho beccato mentre mi guardava al bagno ed ho deciso di dargli uno spettacolo...".

Daniel corrugò le ciglia in una espressione di curiosità.

"Bhe sì, tu eri in camera tua... e lui… lui è un bel ragazzo no? E poi con quegli occhi neri neri e così curiosi, divorati dalla fame di sesso... bhe mi sono denudata completamente e ho iniziato a toccarmi esortandolo ad entrare... e poi... insomma... ci hai beccati oggi...”.

"Già, ma quando tutto era consumato!", il ragazzo si sgranchì la voce, apprendo ora più disteso. La signora "porcona" abbozzò un sorrisetto dispiaciuto e Daniel continuò: “Ottavio è un mio amico, forse il migliore che ho… tu lo sai, potevi… evitare con lui…”.

“E’ capitato…. E poi…”, la donna afferrò il ragazzo e se lo strinse sulle bocce seguitando: “...ascolta Daniel, a me non va che litighi coi tuoi amici per me... era meglio lasciar correre e ci saremo chiariti dopo... perché noi due ci chiariamo sempre no?". Brandiva la nuca del ragazzo con una mano spingendola al suo seno.
Calò il silenziò e percepì le mani del figliastro impugnarle le chiappe. Fermi sotto un pesco abbondante di frutta, le palpava i glutei, rapito dall'architettura voluttuosa di quel fondoschiena. Toccava a dita larghe e le affondava nella carne avidamente. Amalia capì che è proprio vero, il dialogo aiuta a superare tutti i problemi. Si lasciò poppare un capezzolo e soggiunse: “Oppure potevi unirti a noi...”.

Daniel stupì, mollando tette e culo: “Unirvi… a voi?”. Guardò la donna con degli occhioni enormi, goffamente smaliziati.

“Ma certo...”, gli rispose Amalia sorniona.

“Uh…”, quello zozzone del figliastro riprese a ciucciarle un capezzolo e a tastarle il culo, e lei seguitò: “Sarebbe stato ancora più bello e una nuova esperienza che ti avrebbe unito ad Ottavio… no?”.

“Bhe… forse hai ragione… La prossima volta… ci penso…”.

Amalia gli prese il capo tra le mani allontanandoglielo dalle tette e lo baciò appassionatamente. I due limonarono. “La prossima volta… ora però facciamo pace… ok?”.

La donna si prese la fibbia della cintura e, con un ennesimo bacio, pure il fiato del figliastro. Staccò il boccio, poi pure il bottone dei jeans, che caddero sulle caviglie. Il tramonto trovò quei due copulanti in un sommovimento tempestoso. Daniel era piantato nella stessa figa in cui aveva goduto il suo migliore amico. Era su Amalia e la martellava con irruenza, senza freni. Si abbandonò ad una foga carica di veemenza, mentre la matrigna, a cosce ben aperte ed alte, pativa il montare di quelle fitte calde sino all’apice del piacere, annunciando i suoi orgasmi con sorrisi e gorgoglii triviali. Il ragazzo si dimenò in movimenti irrefrenabili di bacino fino a bruciare in confuse compulsioni: era venuto, era venuto lì dove era venuto anche Ottavio, come a ribadire la volontà di ripristinare la vecchia amicizia.

Amalia si rialzò con la figa che colava, guardando Daniel ancora disteso sul prato, col fiato rotto. Fu molto felice d’aver riportato la serenità tra lui e Ottavio, fu ancora più felice del fatto che suo marito fosse rimasto all’oscuro di tutto, ma la cosa che veramente non la faceva stare nella pelle era sapere che la prossima volta sarebbe stata scopata contemporaneamente sia dal figliastro che dal suo amico. Allungò una mano su una delle pesche e la fece sua pronta a morderla… quando Daniel ruppe il silenzio: “Vale lo stesso per te Amalia…”.

“Eh?”.

“Vale lo stesso per te…”.

“Non ho capito… di che parli?”.

“Se vuoi, puoi unirti a me e Sara…”.

“Oh… intendevi, oh sì grazie!”, dette un morso alla pesca che le oliò il viso e poi chiese: “E’ bella questa Sara?”.

“Ma guarda parlo di Sara… Sara la tua amica!”

La donna restò di stucco e sputò ciò che stava masticano. Lo sbalordimento scomparve di botto. Le montò istintivamente un anelito di rabbia, strinse le dita attorno alla pesca e la scagliò contro il figliastro: “Brutto zozzone, ti scopi la mia migliore amica e poi vieni a farmi la morale perché scopo Ottavio! Che figlio di puttana!”.

“Amalia calma… calmati su... sta buona... dai puoi unirti a noi!”, Daniel se la rise di gusto, curvandosi sullo stomaco, davanti all’indignazione della matrigna.
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