La fustigazione durò vari minuti, oltre venti botte, il marito le prese in piedi poi, vedendolo provato e malfermo sulle gambe, lei lo fece infinocchiare sul tappetino... però subito dopo riprese a staffilarlo di santa ragione, fino a quando il culo dell’uomo era ricoperto da un intricato disegno di strisce livide, che s si intrecciavano tra di loro.
- Sei stato grande! – disse gaudiosa la mia ex, poi a me – Hai visto, schiavo, com’è stato bravo? – Risposi di si per evitare altri calci, mentre lei si avvicinava.
Mi prese il cazzo tra le dita e disse, sbrigativa:
- Dai, adesso intostalo, che tocca a te... cerca di renderti utile! –poi, procuratasi una pomata lubrificante iniziò ad armeggiare col sedere del vecchio marito, che era rimasto in ginocchio; probabilmente gli ci voleva un poco per riprendersi dalle mazzate.
Annalisa, inaspettatamente, si tolse le mutandine e le lanciò sul letto, poi salì a sua volta sul divano, dove lui era in ginocchio, e ancora a pecora, e si mise pure lei in posizione. I gomiti appoggiati alla spalliera e le ginocchia larghe, aperte sui fianchi di quell’altro.
La sua fessura, spalancata dalla posizione, spiccava aperta e invitante: era completamente depilata. La sua voce calma ma un po’ vibrante mi arrivò piano:
- Vieni, schiavo, lecca tutto e cerca di indurire il tuo cazzo, che ci serve. – le piaceva comandarmi, lo sentivo, era piena di libidine mentre parlava, sempre più eccitata.
Non me lo feci certo ripetere e, cercando di evitare di toccare il vecchio, mi abbassai su quella femmina stupenda e la leccai; mi tuffavo con tutta la bocca tra le grandi labbra divaricate e spingevo col mento, così, la lingua penetrava in profondità, quasi fosse un piccolo pene appuntito.
Poi saliva di quel poco che mi permetteva di infilarmi nel suo ano, era morbido e arrendevole, e nella mente mi tornarono tutti gli affondo, le spinte che avevo dato in quel piccolo foro. Quante volte ero rimasto su di lei, distribuendo il mio seme nel suo intestino... ero giovane, il cazzo restava duro anche dopo, e lei ne godeva, continuava a masturbarsi, godendo all’infinito.
Adesso Annalisa parlava più lentamente, a voce bassa e roca:
- Mio marito te lo permette schiavo, lecca... dammi piacere. Devi ringraziare lui è lui che mi sta concedendo a te... tu non sei nessuno... è lui che comanda su di te e sul tuo cazzo. – poi con dolcezza, rivolta a lui – Dove vuoi che me lo faccio infilare, tesoro? –
Suo marito, da sotto di lei, arrapato da ciò che si compiva sulla sua schiena, bagnata dalla mia saliva e dalle gocce dell’intimità di Annalisa, disse piano:
- Nel culo, fallo entrare nel tuo culo! –
- Ah, porcellino, ti vuoi vendicare, eh? – poi rivolta a me che ci avevo preso gusto – Hai sentito, tu? E’ il tuo giorno fortunato: mettimelo dietro ma fa piano! –
Non chiedevo di meglio. Adesso mi ero scordato di ogni paura, tutto mi sembrava facile e non pensavo più nemmeno a Marisa... che andasse a farsi fottere!
L’adrenalina di quella situazione mi eccitava all’estremo, mi sentivo usato e, nonostante, lei si rivolgesse a me come “schiavo” e all’altro, il politico potente e importante... la realtà era del tutto diversa!
Il vero maschio e quindi il vero dominatore della scena ero io con il mio grosso cazzo che svettava su loro due, accovacciati sotto di me, prostrati, in attesa del mio pene che come una bacchetta, un bastone rituale, svettava nell’aria in posizione d’attacco.
Quei due non sapevano chi ero, non aveva importanza... volevano solo il cazzo.
Il glande ebbe un altro sussulto a questo pensiero.
Annalisa doveva avere immaginato come sarebbe andata, si spinse all’indietro, arrivando col suo sedere proprio sopra a quello di lui.
I due culi erano molto diversi, i fianchi del vecchio erano bassi e le natiche poco pronunciate, però quell’intreccio di strisce rosse e livide che lo segnavano, che lo rendevano ancora più succube, umiliato, avevano un che di esaltante, insomma non mi disgustava. Sopra, leggermente accovacciata su di lui, ma con le ginocchia sopra il divano, c’era la mia ex e il suo impareggiabile culetto.
Lo lubrificai ancora sputandoci dentro e lei ebbe un sussulto.
Mi misi sulle punte dei piedi per arrivare al buco e le infilai subito una buona metà del glande nello sfintere, per allargarla presto, poi mi fermai per non sforzare.
La conoscevo bene, ero anche convinto che lei mi avesse riconosciuto; sapevo pure l’effetto che avrebbe provocato nella sua psiche la penetrazione anale.
Anche stavolta sarebbe andata così... ci avrei scommesso.
Lei si stringeva sui fianchi di lui con le cosce e la figa premeva, umida, sulla sua schiena. Dal canto mio, dopo alcuni minuti di delicate roteazioni, iniziai a ficcare, lento lento ma inesorabilmente. Sentivo le pareti del suo intestino che cedevano e, nonostante i suoi mugolii di protesta, lo misi tutto, fino ai coglioni. Poi, una volta accoppiato, mi fermai e la strinsi a me, dolcemente, impadronendomi delle poppe, che pendevano sulle spalle dell’onorevole.
Come se le avessi infilato dentro un anima diversa, la donna decisa, la tigre quasi violenta e aggressiva, si trasformò, diventando la mia giumenta in cerca di piacere.
Adesso Annalisa era dolce e arrendevole, emetteva dei gridolini di piacere e si abbandonava deliziosamente, non opponendo più nessuna resistenza con l’ano.
Perticai a lungo dietro lei, con un moto cadenzato, mentre lei, languida e remissiva emetteva parole dolci, a sprazzi: “Daiii, siii”; “inculami tutta, ho, siii!”; “spaccami!”
Nella stanza il tempo si era fermato, tutto era tranquillo, adesso.
Al centro del vasto ingresso, sul divano, si consumava la nostra scena di depravazione. Il piccolo vecchio uomo,in ginocchio e prono, con la faccia schiacciata nella seduta, intuiva dal contatto con la carne quello che stava accadendo sulla sua schiena. Felice della sua prostrazione, si godeva il nostro piacere grazie al contatto con i seni e con le cosce di lei, e non si ribellava quando i miei coglioni gli sbattevano sul culo.
- Ehi... adesso... – disse lei con voce roca – accontenta un po’ il mio amico, aprigli il culo, dai! – era eccitatissima e stava per venire, perché agitava le dita sul clitoride.
L’altro sobbalzò lievemente forse felice che fosse arrivato il suo momento.
Il mio cazzo ebbe un lieve cedimento e io temetti di ammosciare, dovevo resistere, nonostante non mi piacesse fare quella cosa e con un vecchio, poi.
Uscii da lei controvoglia, scesi per terra e mi inginocchiai alle spalle dell’uomo, iniziai a carezzarmi il glande per recuperare l’erezione.
Per fortuna Annalisa non se ne andò, così mi tuffai con la bocca nei suoi buchi, adesso anche quello del culo era largo e cedevole, voluttuoso.
Senza pensare all’altro, spinsi solo la capocchia sul suo ano, anche quello era liscio e arrendevole, probabilmente lo aveva già preso dietro.
Infatti lui ci sapeva fare. Si rilassò completamente e spingendo il colon, come se dovesse defecare, fece in modo da raggiungere il massimo rilassamento.
Era già lubrificato, in pochi secondi, il suo culo inghiottì più della meta del cazzo e, poco dopo, se lo prese tutto.
Faceva tutto da solo e godeva come un ossesso, spingeva verso me, andava su e giù, insomma se lo godeva, tanto sensualmente che, distratto dalla bellezza di Annalisa, non mi feci più scrupoli e il mio membro si gonfiò all’inverosimile.
Non mi fece più schifo inculare un uomo, al contrario, mi sentivo un dominatore cvhe assoggetta la sua vittima sacrificale.
- Non venire – disse lei – mettiamoci sule letto, adesso. –
Senza problemi lo sfilai da quello e mi rimisi in piedi in attesa delle loro decisioni, adesso volevo solo sborrare e presto.
- Venite – continuò – mettiamoci qui. –
La mia ex prese per mano l’altro e lo fece stendere sul letto, di traverso, poi tocco a lei, si mise sopra di lui a sessantanove:
- Vieni, tu, vieni a fottere, dai! – adesso, dopo il piacere che le avevo dato inculandola, sapevo che il suo atteggiamento imperioso era tutta scena, per far sentire importante il vecchio.
Accettai subito l’offerta e mi misi in piedi a lato del letto, tirai un poco Annalisa per le cosce piegate, e glielo misi subito dentro, tanto grondava dalla figa.
Avevo capito il suo gioco. Voleva che l’altro, vedesse come la scopavo e magari si godeva con la lingua, sia la figa di lei che i miei coglioni.
Ormai non decidevo più di me, facevo tutto per il sesso, presi a tenere un movimento cadenzato, poggiando le mani ora sui fianchi, ora sulle natiche, e imprimendole un movimento da scopata.
Mi concentrai per non venire subito volevo aspettarla.
Lei era pronta e confusa in quel groviglio di membra, iniziò il suo piacere... succhiava il cazzo all’onorevole, mentre lui ricambiava lavorandosi il suo clitoride, intanto io stantuffavo, ero tutto sudato.
Dopo due minuti lei continuava ad avere momenti di acme, e il suo piacere si esaltò, sentendo che stavo venendo.
Decisi di guadagnarmi il mio compenso regalando all’onorevole sensazioni uniche, cacciai il cazzo fuori e mi dieni tre colpi con la mano, immediatamente un primo fiotto di sperma gli schizzò in bocca, facendogli perdere la testa, poi rientrai in figa e scaricai nella donna tutto il resto della sborrata, come una siringa calda.
Dopo un po’ uscii da lei, finalmente stanco ma contento, ma lui mi trattenne per le gambe e lo prese in bocca, per lavarmelo accuratamente.
Lo lasciai fare, mi piaceva che me lo succhiasse quasi moscio, era una sensazione deliziosa, rilassante.
Intanto, fuoriuscendo da Annalisa, sborra e umori gli cadevano in faccia, avvilendolo.
Mia moglie era arrivata più volte e alzò il busto, le presi i seni da dietro le spalle e lei non si ribellò.
Mentre il vecchio ci lavorava i genitali, impazzito di piacere, tirò una sega a tutta velocità al suo piccolo pene.
Lo aspettammo senza interromperlo, ci faceva un po’ pena.
Lui si dava una serie di colpetti con le dita e poi si fermava. Leccava sotto i nostri sessi, era tutto imbrattato. A occhi chiusi riprendeva i suoi colpetti, poi si fermava, poi riprendeva.
Il silenzio nella stanza era palpabile, aspettavamo senza distrarlo dai suoi sogni proibiti.
Ci mise un po’ di tempo ma alfine, inarcandosi sulla schiena e muggendo senza posa, si sborrò sulla pancia, continuando a schizzare e a sussultare per qualche minuto.
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