Tutto ebbe inizio molto tempo fa. Vivevo in una tranquilla cittadina sulle colline marchigiane, la mia famiglia era molto modesta e io non potevo permettermi tutte le cose buone e utili che i miei coetanei esibivano. Un giorno, avrei avuto sette otto anni, mentre ero intento a guardare la vetrina di un negozio di giocattoli, uscì fuori il gestore, un ragazzotto robusto, sulla ventina, che mi invitò ad entrare. Mi disse che se lo avessi aiutato a spostare degli scatoloni dal magazzino al negozio mi avrebbe dato in compenso cento lire. Cento lire, all'epoca, era una somma apprezzabile, con la quale avrei potuto permettermi di acquistare alcune delle cose che avevo invano desiderato (formaggini, gelati, cioccolatini ecc.); perciò accettai con entusiasmo. La mattina dopo mi presentai puntuale; il ragazzo, che si chiamava Ubaldo, mi condusse nello scantinato che fungeva da magazzino e qui trovai altri due ragazzi, amici di Ubaldo, che conoscevo di vista. Qui arrivò la prima sorpresa. Ubaldo disse che il programma era cambiato e che se volevo le cento lire dovevo abbassarmi pantaloni e mutandine. Io non capivo, ma la prospettiva delle cento lire mi indusse ad ubbidire. A questo punto i tre estrassero dai pantaloni i loro cazzi, che a me, specie se confrontati al mio pisellino, sembravano enormi. Ubaldo mi disse di girarmi, si inginocchiò e mi attrasse a se, cominciando a premere il suo cazzone contro il mio buchetto, mentre con la coda dell'occhio vidi gli altri due intenti a smanettare furiosamente i loro cazzi; lui aveva difficoltà a penetrarmi e mi faceva un gran male, perciò gli dissi di smetterla, altrimenti avrei gridato; ciò bastò per farlo desistere. Ma non si arrese; sempre con la promessa dei soldi, mi mise davanti al viso il suo cazzo, tuttora rigonfio, invitandomia mettermelo in bocca e a succhiarlo e leccarlo come fosse un gelato. Io, per non far svanire la promessa, eseguii. Ma quell'oggetto che mi spinse nella bocca non aveva affatto il sapore del gelato, leccandolo aveva un sapore acido che non mi piaceva; dopo un po' Ubaldo pretese che facessi lo stesso trattamento ai suoi amici; a volte me lo spingevano in bocca così forte da procurarmi conati di vomito. Quindi cominciarono a spugnettarsi di buona lena, finché, quasi contemporaneamente, dalle loro cappelle uscirono degli schizzi di sostanza bianca e appiccicosa che atterrarono sul mio viso. -che schifo!- mi venne da dire, mentre i tre mugulavano di piacere. Ubaldo, dicendosi solo parzialmente soddisfatto, mi dimezzò la paga, raccomandandosi di mantenere il segreto sull'episodio. Cosa che feci, ma da allora evitai di passare per quella strada. Più tardi nel tempo, riflettendo sull'accaduto, mi resi conto: 1) di averla scampata bella (chissà quali conseguenze sarebbero derivate se i tre fossero riusciti a penetrarmi, violando il mio piccolo buco!); 2) di essermi comportato come una puttana, avendo venduto il mio corpo per pochi spiccioli. Raggiunta la pubertà, cominciai a prendere confidenza con il sesso, imparando dalla strada, attraverso le foto pornografiche che i miei amici riuscivano a procurarsi, piuttosto caste ma utili per ispirare delle magnifiche seghe. Alle volte erano utili anche le immagini di opere d'arte (quanto latte ho versato sull'immagine di Leda e il Cigno, attribuita a Leonardo!) Purtroppo, per la mia timidezza, con le donne mie coetanee, a parte qualche bacetto furtivo, non riuscivoa concludere granché. Quindi la mia sessualità trovava sfogo nell'onanismo, nel chiuso nel gabinetto. Ma quell'episodio non riuscivo a togliermelo dalla mente, mi chiedevo cosa si provasse a inculare o ad essere inculato da qualcuno. Avevo letto che grandi uomini, come Socrate, Platone, Alessandro Magno, Giulio Cesare, Adriano, Osca Wilde, Proust, Alan Turing e tanti altri provavano piacere a scopare con altri uomini e la cosa mi incuriosiva. Perciò, quando la libidine si faceva più intensa, cominciai a infilarmi un dito nel culo mentre mi masturbavoe trovai la cosa piuttosto piacevole; sicché continuai con delle variazioni: manici di scopa, piccoli cetrioli, banane e una volta anche con il manico di plastica di uno sturalavandini. Anche se mi faceva un po' male e il dolore durava qualche giorno, venivo premiato da un'orgasmo super. In seguito ci trasferimmo a Roma. Qui scoprii finalmente l'altro sesso. Il debutto fu con una puttana sulla via Prenestina. Le fui immensamente grato poiché aveva salvato il mio onore con gli amici, giacché non aveva fatto nemmeno in tempo a mettermi il cappuccio che dal mio cazzo turgido defluirono fiotti di sborra; mentì dicendo che ero stato un magnifico stallone. In seguito, qualche avventura con colleghe di lavoro. Poi mi sposai. Con mia moglie, all'inizio,l'intesa sessuale fu perfetta, lo facevamo anche più volte al giorno; a volte, con il suo consenso, glielo mettevo nel culo, con suo dolore e mio godimento; e a volte, quando la scopavo, a pecorina, con un dito le perlustravo il culo. In seguito, fui trasferito in Toscana per lavoro. Qui, dopo un po', finii per andare a letto con una collega, con la quale pure trovai una perfetta intesa sessuale, all'insaputa di mia moglie; a volte accadeva che dopo aver fatto plurime scopate con la collega, tornato a casa mi toccava accontentare anche lei per non insospettirla. La cosa finì quando la consorte scoprì la tresca, anche perché, subito dopo mi ritrasferirono a Roma. L'intesa sessuale con la mia compagna continuò aqncora per un po', ma con il passare degli anni le scopate divennero sempre più rare, finché, verso i sessantanni cessò praticamente del tutto, avendo la stessa accusato la secchezza vaginale e scopare le procurava dolore. Ma il mio bisogno di sesso, anche se non più con la potenza di una volta, era sempre vivo. Provai ad andare a puttane; ma i rapporti furono per lo più deludenti, sbrigativi e falsi nella finzione dell'orgasmo. Sicché, dopo molte esitazioni, mi decisi a saltare il fosso e rispondere all'annuncio di una trans; l'annuncio prometteva prestazioni strabilianti. Mi recai sul posto, mi si presentò una stangona mora, di carnagione scura, molto ben fatta, con giarrettiere e tacchi a spillo e un profumo di lavanda. Levatesi le mutandine, notai il suo cazzo semidrizzato, non molto grosso, ma lucido, pulito e ben proporzionato. Mi chiese cosa intendessi fare e io, che tremavo dall'emozione per essermi deciso a quel passo, confessai che era la mia prima volta e lasciai che fosse lei a decidere. Mi disse di sedermi sul letto, mi pose il suo cazzo davanti alla bocca e mi invitò a succhiarglielo; ubbidii; il mio cuore pulsava a mille; finalmente si avveravano le mie fantasie erotiche: assaporare un cazzo vero, di carne e sangue! Trovai che aveva un buon sapore e sapeva di pulito; lo leccavo e lo ingoiavo con frenesia; lei mi prendeva la testa conle mani e mi spingeva contro il suo cazzo, cacciandomelo fino in gola e io avvertivo che si inturgidiva e pulsava. Poi mi propose un 69. Ma dopo pochi minuti che anche lei si era messa in bocca il mio cazzo, tradito dall'emozione e dal desiderio a lungo represso, non riuscii a trattenermi e venni copiosamente, sciupando così l'opportunità di scoparmi una donna con il cazzo. Ora avevo saltato il Rubicone, ma, passato del tempo, sentivo che non mi bastava; né mi bastavano le seghe con il dito nel culo. Sicché un giorno che la libidine era salita ai livelli di guardia, mi decisi a mettere sul sito di incontri il seguente annuncio: "sessantenne ben messo, deciso a provare una prima esperienza, cerca ragazzo o uomo, non importa età, purché non mercenario, possibilmente ma non necessariamente prima esperienza, disponibile a giochi reciproci, attivi e passivi, il tutto con estrema calma e senza limiti; contatti tramite mail, vi aspetto voglioso. Baci". Mi pervennero sei adesioni. Dopo scambi di corrispondenza e foto, ne selezionai due. Un ragazzo ventenne che diceva di desiderare ardentemente qualcuno che lo sverginasse, meglio se attempato; l'altro, un cinquantenne dal fisico asciutto e ben messo, con un cazzo piuttosto lungo, ma non tozzo, dichiaratosi disponibile asperimentare le scopate tra uomini, definendosi, all'occorrenza, attivo e passivo. Dissi a mia moglie che dovevo assentarmi per tre giorni per partecipare ad un congresso in Toscana. Lei non obiettò nulla né fece domande, visto che era capitato altre volte. Prenotai un albergo in centro per due notti e diedi appuntamento al ragazzo e all'uomo in giorni diversi. Il ragazzo, che disse di chiamarsi Antonio, arrivò all'appuntamento con qualche anticipo, tanto che ero ancora sotto la doccia e dovetti finire di asciugarmi in fretta. Era piuttosto magro, slanciato, biondo e con un viso da adolescente. Il mio cazzo approvò, scuotendosi dal torpore. Era visibilmente impacciato. Per incoraggiarlo, lo feci sedere accanto a me, gli chiesi, con voce quasi sussurrata, se era davvero la prima volta e lui fece di sì con il capo, poi aggiunse che negli ultimi tempi la sua ossessione era quella di essere chiavato da un uomo; gli chiesi se gli andavo bene e disse di sì. Mentre gli carezzavo le cosce, gli raccontai l'episodio della mia infanzia, che mi si era conficcato nella memoria e che mi aveva condotto a fare quella esperienza. Ciò produsse il suo effetto; infatti il suo cazzo si era risvegliato, premendo contro i pantaloni. Gli aprii la lampo e glielo estrassi; venne fuori un salsicciotto niente male e chinandomi, me lo misi in bocca succhiandoglielo avidamente. Avevamo tutto il tempo e volevo finalmente assaporare tutte le gioie della sodomia. Il suo cazzo, ben lucidato dalla mia lingua, era diventato turgido e sembrava che le vene gli scoppiassero da un momento all'altro. Ad un tratto mi fermò: - Non voglio venire adesso. - Che importa, abbiamo tutto il tempo. - Preferirei che me lo mettessi in culo. Intraprendente il ragazzo, mi dissi. -Bene, dissi, finisci di spogliarti e mettiti a pecorina. Mi sbarazzai dell'accappatoio e subito gli fui sopra. Accostai dolcemente il mio cazzo,diventato turgido e marmoreo al suo culetto e glielo strofinai sulle chiappe. Poi accostai la bocca alle pieghe del suo culo e cominciai a slinguazzarlo ben bene, con la foga che mi derivava dalla crescente libidine, inondandogli il buco di saliva. Mi scostai un attimo per prendere il burro che mi ero procurato e glielo spalmai tra le chiappe; il buco sembrava abbastanza stretto: se non era vergine, tanti cazzi non ne aveva di certo ricevuti; spalmai di burro anche il mio cazzo; gli aprii dolcemente con una mano il buchetto e dolcemente cominciai a spingerlo tra le natiche. Antonio ebbe un sussulto, sulle gambe gli era venuta la pelle d'oca; dovetti premere con più forza per aprirmi un varco, fino a che riuscii a farglielo scivolare tutto dentro. Si lamentava. Mi fermai. Il ragazzo, per incoraggiarmi a continuare, cominciò a premermi contro con le sue chiappe. Allora cominciai a stantuffarlo; nella stanza si sentiva solo il ciac ciac delle sue chiappe contro il mio bacino e i suoi mugolii strozzati, che si confondevano con i miei. Cominciai ad aumentare la velocità, sempre più veloce, tanto che nella foga a volte il mio cazzo scivolava fuori dal suo buco, anche se solo per poco; menavo colpi sempre più forti, costringendo Antonio a puntellarsi sul letto con tutte le sue forze; sentii che stavo per venire, ma non feci nulla per trattenermi e gli schizzai in culo tutta la sborra di cui disponevo. Stemmo un po' immobili, poi lo sfilai lentamente pregandolo di leccarmelo, cosa che fece con voluttà, ingoiando i residui di sborra e restituendomelo lucido. Spossati, ci lasciammo cadere sul letto. Passò qualche minuto, poi lo attrassi a me e lo baciai con trasporto e quasi con violenza. Lui aprì la bocca per far entrare la mia lingua, con la quale perlustrai a lungo il suo palato; aveva ancora sulla sua lingua tracce della mia sborra; intanto cominciavo a segarlo. Era talmente eccitato che non tardò a venire; allora, mentre ancora gli fuoriuscivano fiotti di sperma, glielo presi in bocca, succhiai, aspirai ed inghiottii i residui della sua sborra e con quella in bocca lo baciai di nuovo, appassionatamente. Prima di andarsene, mi chiese se gli leccavo ancora il culo, che gli era tanto piaciuto; eseguii volentieri, con l'effetto di risvegliare il mio cazzo. Dopo qualche minuto di leccamento, con l'inserimento di lingua e dita tra le labbra del suo culo,provai ad infilargli di nuovo il mio cazzo, ma ormai il suo buco si era ristrettoe a me erano venute meno le energie. Ci abbracciammo di nuovo, conl'intesa di rivederci di nuovo quando sarebbe stato possibile. A questo punto dovrei raccontarvi come lo presi in culo per la prima volta. Ma mi accorgo di essermi dilungato troppo; perciò vi do appuntamento, se lo vorrete, alla prossima puntata.
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Aggiunto: 5 anni fa
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