Ciao Giovanna, ho letto tutto d’un fiato un tuo fantastico racconto, con esso nella testa e guardando le tue foto incredibili, non ho potuto fare a meno di masturbarmi, nonostante fossi ancora in ufficio. Perdona la sincera confessione. Volevo sottoporre una domanda alla tua sensibilità e alla tua esperienza di donna. Per capire il contesto in cui mi sono trovato devo per forza essere prolisso e raccontare le origini di questa avventura. Sono un uomo sposato e tranquillo di 48 anni; quando ne avevo una quindicina passai un periodo a casa di mio zio che non aveva figli e venni sistemato, con tutta comodità, nella camera degli ospiti. Era estate, io dormivo semi nudo usando solo un lenzuolo di cotone. Come puoi immaginare avevo quell’età in cui il cazzo è sempre duro, specialmente la mattina. Quel giorno stavo per socchiudere gli occhi; ero supino e, seppure coperta dalla stoffa leggera, la mia erezione era evidentissima. Mi accorsi che la porta della camera si apriva, ma era troppo tardi per tentare qualsiasi mossa per nascondere il mio stato: non mi restava che fingere di dormire e sperare che il mio cazzo si ritirasse spontaneamente. Vidi entrare mia zia. Nella stanza c’era luce abbastanza perché lei vedesse perfettamente come stavano le cose… Sentii che si avvicinava ma poi si bloccò a un metro dal letto: ne ero certo, mi stava fissando attentamente. Io me ne stavo immobile e morto di vergogna, eppure il mio pene non voleva saperne di ammosciarsi. Sentivo il cuore battere tanto forte che ero convinto si sentisse in tutta la camera. La donna si trattenne per alcuni minuti come interdetta, poi, silenziosamente, si fece indietro e uscì; immediatamente dopo, bussò alla porta normalmente e con voce chiara, ché si sentisse bene per tutta la casa, disse: “Patrick, sei sveglio?” con decisione rientrò, fece luce e allegramente, come se niente fosse e mi invitò a raggiungere lo zio, per la colazione. Feci finta di svegliarmi solo allora, mi rialzai, piegandomi su me stesso e biascicai qualche parola di ringraziamento. Due giorni dopo mio zio riprese il lavoro e usciva prima che io mi svegliassi. La vergogna provata quel mattino non riusciva a sopprimere la mia eccitazione; in quei due giorni avevo guardato mia zia sotto tutt’altra luce, rimuginando e stramazzandomi di seghe mentre pensavo alle sue tette, alle sue forme graziose, alla sua figa pelosa che ancora non avevo mai visto. Mi svegliai presto, eccitatissimo, dai rumori della casa compresi che mio zio andava via. Non sapevo resistere… con l’incoscienza dei ragazzi, restai sul letto, ma stavolta il lenzuolo era scostato, a stento mi copriva le palle, mentre il mio cazzo, veramente notevole, s’induriva di più ad ogni passo della zia, che saliva le scale e attraversava il corridoio. Il mio piano era: far finta di dormire e sperare che, come la prima volta lei entrasse in camera senza bussare… ma quanto diamine ci metteva a entrare? I minuti mi sembravano ore. Finalmente accadde ciò che speravo, lei venne silenziosamente e si fermò subito. Forse anch’ella era stata indecisa, forse non era sicura se dormissi o stavo solo facendo finta. Ma poi, più decisa, si avvicinò al letto. Nella penombra cercai di scrutare, era lampante che mi guardava soffermandosi sul cazzo eretto. Dopo alcuni minuti andò via senza fare rumore e neanche mi svegliò. La cosa si ripeté ogni mattina, per i giorni successivi: io mi svegliavo all’alba, trepidante, e quando la sentivo arrivare mi toglievo di dosso tutto il lenzuolo, ostentando il mio corpo e il pene eccitato, ma sempre fingendo di dormire. Era evidente anche per un ragazzino inesperto che lei veniva apposta e amava osservare. Così feci una cosa che dopo mi riempì di paure. La mattina del venerdì, mia zia entrò come al solito, con una vestaglietta leggera, che permetteva di intuire tutte le sue dolci forme. Appena ebbe finita la sua ispezione e se ne fu andata, in preda a una febbre erotica, presi il lenzuolo e, tenendolo stretto intorno all’asta, mi masturbai fino a sborrarci dentro copiosamente. Sfumata l’eccitazione, non sapevo più che pesci pigliare, ero solo un ragazzo ed ero terrorizzato da quella grossa macchia di sperma; evidentemente mia zia avrebbe capito subito di cosa si trattava… mentre cercavo un sistema plausibile per nascondere il misfatto, la zia bussò e rientrò subito nella mia camera. Riuscii a stento a coprirmi le parti intime col lenzuolo umidiccio; ero seduto sul letto, istintivamente mi raccolsi su me stesso, come un’educanda. Lei aprì le ante, mi disse di scendere per la colazione e poi, ignorando completamente la mia totale nudità, mi prese il lenzuolo e si allontanò dicendo: - E questo lo laviamo… Oramai ero nel pallone, incapace di gestire la situazione, da adulto, ma abbastanza arrapato da essere pronto ad accogliere qualsiasi invito, qualsiasi segnale, mi fosse mai arrivato dalla cara zietta. Lei, ai miei occhi, pareva sempre più attraente e soave, sempre più appetitosa e amabile. Insomma avevo perso la testa! Ma se da un lato fantasticavo come un forsennato, dall’altro l’educazione semplice ma severa che vigeva in famiglia continuava a tenermi bloccato sotto lo scacco dell’indecisione. Aspettavo ansioso che passasse il week end. Ma il lunedì mattina non successe niente e il mio cazzo si sciolse, e si ammosciò come un budino quando mia zia mi chiamò dalla cucina, per avvertirmi che la colazione era pronta e dovevo scendere. Comunque era estate, faceva caldo e la zia vestiva con camici leggeri e vestagliette semplici e corte; a mio avviso e ancor oggi, credo di poter affermare che, contrariamente a quando c’era lo zio in casa, i suoi movimenti erano più discinti e i bottoni meno abbottonati. Si chinava spesso, sfaccendava non curandosi di quanto di lei mostrasse nei vari movimenti e, infine, sedeva sempre a gambe abbastanza aperte, da permettermi di vedere le tenere cosce e, nell’umida penombra, il chiarore delle sue mutandine di seta. Da quel giorno iniziammo un misterioso rapporto, sempre tacito, senza mai toccarci, eppure per me fantastico e traboccante di piaceri nuovi. La mattina dopo, invece, la zia entrò in camera e io ero prepotentemente nudo ma mi tenevo l’asta dura con la mano, sempre fingendo di dormire. Fece finta di niente ma nemmeno mi degnò di interesse, semplicemente… poggiò sul letto un asciugamani di spugna, all’altezza del mio bacino, dopo finse di andare via. In realtà si fermò, immobile e visibile, sulla soglia della porta. Il desiderio era forte ma ero in preda a mille paure, alla fine, decidendo di continuare a fingere di essere solo, mi misi comodo, col cazzo ritto, e iniziai a farmi la sega. La sua presenza palpabile mi mandò in visibilio, quando stavo per arrivare mi inarcai, tirato verso l’alto da una forza atavica. Pochi istanti dopo il caldo lattice esplose dal mio glande, schizzando in ...

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Categorie: Masturbazioni Incesti