Per quanto si possa credere all'anonimato, devo ammettere che ciò che sto per scrivere non è altro che una mera biografia della mia lussuriosa vita.
Forse tale anonimato è proprio il motivo per cui ho deciso di scrivere, ergo, non leggerete altro che una banale introspezione. Ammetto di essere sempre stata una persona analitica, tuttavia, uno spiccato senso di frivolo materialismo
-come del resto ogni essere umano- ha sempre pervaso la mia carne. Avrei molto da raccontare sulle mie esperienze di lussuria (Forse paragonabili a quelle del celebre Marchese De Sade) in questa "breve" introspezione, limiterò la trascrizione
dei miei ricordi ad un singolo accaduto, forse il primo. Per la prima volta, trascriverò il momento in cui ebbi modo di assaggiare le carni e di penetrare nelle vesti di un essere umano del mio stesso sesso. Premetto: Per questioni
di aonimato utilizzerò nomi di fantasia.

Giacevo frèmita sul letto della mia stanza, al capezzale, il guanciale su cui la sera prima mia cugina Camélie aveva poggiato il suo dolce viso. Il mio ventre tremava, il mio cuore palpitava e lussuriosi ricordi di corpi nudi offuscavano
la mia mente. Sollevai leggermente la testa osservando i miei piedi, spasmodico il movimento delle dita contratte dal piacere, accarezzavano proprio quel cuscino. Prima di quel giorno, non mi era mai capitato di pensare al corpo di un'altra
donna. Rimasi spaventata e disgustata dal mio essere, nel pensare al corpo di Camélie. Con foga -pari a quella del più indomabile degli animali- afferrai il cuscino incriminato, lo strinsi al mio volto respirando il suo profumo.
Tenendo il viso tra quella inebriante essenza, cominciai ad allietare il mio basso ventre con la mia mano sinistra. Pensavo a lei, al suo seno poco prosperoso, alle sue labbra scarlatte e carnose come il più prezioso dei velluti.
In poco tempo il profumo della mia lussuria si era mischiato a quello di Camélie -rimasto intrinseco sul mio cuscino-. Molti penseranno che ciò che pervadeva nella mia camera, era solo l'odore che i miei pori liberavano a causa del godimento.
Avrei potuto giurare che quello fosse il profumo del sesso, il sesso più intenso che sia mai esistito. Il profumo del mio sesso mischiato a quello della mia ignara cugina, era profumo di lussuriose aspettative. Senza pensare troppo
a quello che facevo, posai il cuscino tra le mie gambe, con rapidi movimenti di bacino strusciavo il mio sesso su quel "corpo" esanime, ciò che il mio basso ventre percepiva era il semplice cotone del materiale sulla quale mi stavo strusciando, però,
il mio cervello immaginava tutt'altro. Rivoltando gli occhi al soffitto, stando a cavalcioni su quel pezzo di spugna e stoffa, immaginavo che sotto di me ci fossero le labbra della mia dolce cugina. Potevo vedere i suoi occhi languidi
osservarmi, l'umidita della sua saliva bagnare il mio corpo. Quando ebbi finito, e il mio corpo privo di forza e stimolo si ripiegò su quel guanciale bagnato, ebbi modo di sentirmi in colpa.Con una terribile angoscia -la stessa che ha
nel cuore il peggiore dei criminali- mi addormentai.

La sveglia suonò di buon mattino, stordita mi sollevai dal letto lasciando cadere il "corpo del reato". Il campanello suonò - e ancor di più - risuonò nel mio cervello mattutino.
scesi a passi lenti le scale, per evitare una brusca caduta (Che mi avrebbe, senz'altro, fatta riprendere dal disgustoso dormiveglia). Aprii la porta e la vidi, la mia fantasia, come un miraggio. Camélie alla soglia della mia porta con un sorriso
smagliante sorriso. Spalancai gli occhi e come vergognata (dalla sera prima) feci un passo indietro, lei mi ricordò che avevamo un appuntamento (In effetti, il pomeriggio del giorno precedente le avevo promesso un pranzo insieme).
La invitai ad entrare, sgusciai nella mia camera, scaraventai quel che restava del mio logoro pigiama sul pavimento e in semi-nudità mi preparavo a vestirmi. La porta della mia camera si schiuse alle mie spalle, la vidi entrare, subito
con le mani feci schermo al mio corpo nudo, ma lei non sembrò imbarazzarsi. Mentre svolgevo le mie funzioni mattutine, lei sollevò il cuscino dalla mia moquette, lo poggiò sul mio letto e si sdraiò su di esso, affondando quelle bramose
labbra nel mio delitto. La sentii respirare forte, come incuriosita da un profumo soprannaturale, di soppiatto salii a cavalcioni sulla sua schiena, si voltà di scatto e io le rubai un bacio. Durò solo qualche secondo, tuttavia, in quel
momento il tempo si fermò, sentivo la sua saliva mischiarsi con la mia, la sua carne comprimersi alla mia, i miei capelli imbrattargli il viso, e un senso di oscura perfidia viaggiava sotto alla mia pelle, un endovena di erotismo mi indusse
a rimuovere il maglione che proteggeva il mio seno...
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Categorie: Lesbo