Una divertente commedia licenziosa, scritta a quattro mani con un esperto del teatro, sia dialettale che internazionale, Pasquale Calvino, nata soprattutto per il divertimento di misurarsi con l’intreccio e l’arguzia di questo tipo caratteristico di narrativa.

La storia inizia con la classica coppia di amici universitari… dei due uno è in difficoltà per l’arrivo del suo parente (e mecenate), che potrebbe scoprire le varie magagne e i sotterfugi cui ricorre un giovane squattrinato, e l’altro, suo amico del cuore, che è in effetti una vera trans, non a caso le sue battute sono contraddistinte da due nomi: Amanda/Vincenzo… sì, perché il giovane aitante Vincenzino, a botta di ormoni e di operazione ormai si è del tutto trasformato nella procace, sensuale ma abbastanza oca, Amanda.

A condire di piccante e di spassoso le disavventure dei personaggi abbiamo: una barista, Federica, che ne sa una più del diavolo e, all’occorrenza, sa concedersi all’uomo giusto ma soprattutto al giusto prezzo…

Inoltre la coppia del professore e della procace Linda, sua giovane e arrapata compagna, pronta e disponibile a concedersi presto e spesso.

Come si svolgerà, si complicherà e, magari, si risolverà il pericoloso intreccio? Al lettore, o allo spettatore, il piacere di scoprirlo.

 

Di seguito le prime battute della commedia di Giovanna Esse: LA BARISTA PERFETTA

 

 

E’ mattina inoltrata. Clienti e studenti sono andati già via; Federica, la procace barista, si preoccupa di sistemare i tavolini: è un tipo provocante, in minigonna e decolté.

A un tavolo, una coppia di giovani palesemente ambigua. Sono Victor, agitatissimo, e Amanda (Vincenzo), vestito da donna che, nonostante una recente plastica al seno, ha ancora tratti abbastanza mascolini che cerca di nascondere sotto un trucco pesante.


AMANDA/VINCENZO – Ma io proprio non capisco… possibile che tu ti faccia tutti questi scrupoli e ti fai venire tutte queste titubanze, proprio adesso?

Mi sono fatta i seni; tirati gli zigomi; gonfiato il labbro… e sapessi che dolore! Per non dire quanto mi è costato…

VICTOR – Vince’…

AMANDA/VINCENZO (altezzoso) – Amanda, prego!

VICTOR – E va bene… Amanda! È inutile che cerchi di affibbiarmi colpe che non ho… Sei tu che ti sei fatto venire tante strane idee… io lo sapevo, è vero, ma non puoi dire che tra noi c’è mai stato qualcosa…

AMANDA/VINCENZO – Ah, sì? E tutte le volte che abbiamo dormito insieme?

VICTOR – Ma che c’entra, siamo amici da tanti anni…

AMANDA/VINCENZO - Se, se… “amici”….E quando mi facevi i massaggi…? E quando hai lasciato che mi scaldassi i piedini sotto le tue coperte?

VICTOR – Vincè… no, ok, Amanda: i massaggi te li facevo a scopo terapeutico… poi non parliamo di piedini… ma fammi il piacere, i “piedini”! Quello porta il 44… certe zampe d’elefante!

AMANDA/VINCENZO (guardandosi intorno) – Zitto, zitto, che mi rendi isterica; mi alzo e me ne vado, giuro!

VICTOR – No, no, non fare “la pazza”, ti prego, già sono abbastanza nervoso, poi ci mancava solo la notizia della lettera di mio padre…

AMANDA/VINCENZO – Ma che te ne importa di tuo padre? Io non capisco: non lo vedi da tanti anni; lui è convinto che stai studiando Medicina a Napoli, mentre tu, invece, te ne stai qui, bello bello, a studiare Composizione e Pianoforte… che vuoi che sappia di te ? Beato lui, sempre in giro per il mondo.

VICTOR – E va be’, ma un bel giorno pure capirà, saprà…

AMANDA/VINCENZO - Sì, sì, bravo! E quel giorno ci pensiamo…”Quid sit futurum cras fuge querere!” Ti ricordi Orazio…No? Te lo traduco: “Ciò che accadrà domani evita di chiedere!”…

Tuo padre cosa pretende? Abbandonare un ragazzino, senza mamma, per tanti anni… (si soffia rumorosamente il naso ma in maniera civettuola o goffamente maschile)

VICTOR – Va bene, hai ragione, ma adesso pensiamo al mio appuntamento!

AMANDA/VINCENZO – Sì, proprio così. Pensiamo alla grande avventura del “verginello”!

Ma, dico, se proprio volevi fare la prima esperienza, non potevo accontentarti io? Non ti ricordi più di quando noi, da ragazzini…


VICTOR – Ancora co’ sta storia dei “ragazzini”? ma per favore… ma se ci saremo appena sfiorati e poi, è successo tanti anni fa.

AMANDA/VINCENZO (guarda nel vuoto, sognante) - … e già t’amavo.

VICTOR – Finiscila che mi rendi ancora più nervoso! Allora siamo d’accordo: alla signora dico di chiamarmi Vincenzo Romoli, va bene?

AMANDA/VINCENZO – Uffà… e io? E se mi cercano?

VICTOR – Ma chi ti cerca?

AMANDA/VINCENZO – Non si sa mai!

E va bene, ok, per questo fine settimana, sarò Victor Smith… ho capito. Ma vestirmi un’altra volta da uomo no… assolutamente no!

VICTOR – Ti prego, è solo per un paio di giorni.

AMANDA/VINCENZO – No, no e poi no… è una questione di principio!

VICTOR – Fallo per me. Giuro che poi ti racconto tutto… anche i particolari più piccanti, intimi e segreti… (sorride ammiccante)

AMANDA/VINCENZO – Grrr… e va bene, maschio prevaricatore, però devi promettere che, quando sarò tutta “femmina”… tu mi capisci? Quando avrò quella cosa per cui, assieme alla pancia, tutti gli uomini faticano, lavorano… Quando la trasformazione sarà completa: Victor, il mio passerotto, passerà una notte di fuoco con me, la sua passerotta!

VICTOR – E va beh… questo poi, al momento opportuno, lo vedremo…

AMANDA/VINCENZO (indispettita) – Come lo vedremo? Io devo essere sicura adesso!

VICTOR – Eppure lo sai: alla mia età ancora non ho conosciuto il sesso… dammi tempo, lo sai quanti problemi mi faccio, no?

Se nuda sarai molto bella cercherò di non pensare che prima eri un uomo! Io amo la bellezza, il nudo femminile come l’hanno visto i grandi pittori, i grandi fotografi: per me è come leggere una poesia, una pagina della grande letteratura… (sognante) sento quasi la stessa eccitazione che provo ascoltando il monologo di Amleto… Per eccitarmi in senso erotico non è sufficiente la vista… quella è un piacere estetico… per un piacere erotico c’è bisogno anche di toccare e di essere toccato… carezzare e essere carezzato… sono un poco particolare… forse un po’ strano anche io… (mentre i due parlottano, Federica fa in modo, tra una spolverata e l’altra, di tendere l’orecchio, curiosa)

 

Scena 2

 

Da una quinta entra Giada, si guarda intorno.

AMANDA/VINCENZO (a Victor, vedendo Giada da lontano) – Io poi non capisco, con Giada sempre tra i piedi; con Giada, sempre fissata che voleva stare appresso a me, non potevi approfittare di lei? Adoperarla come… nave scuola? Dopotutto una vera amica non dovrebbero rifiutarsi.

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