In OMAGGIO per gli Amici di AmaPorn e di raccontierotici l'ultima avventura erotica di Giovanna e il suo Bull. Un resoconto avvincente e sincero che insegna tutti i segreti più intimi della scrittrice erotica svelati dal suo amante REALE e senza veli.


Con questa parte si conclude la serie di confessioni del nostro ultimo Bull. La sfida lanciata era arrivata via mail: Ciao Giovanna, anche se penso che non ci incontreremo ancora, voglio raccontare esplicitamente tutto quello che mi hai dato (anzi, mi avete dato come coppia cuckold), ma non lo pubblico per correttezza. Ora lancio a te questa sfida! Se vuoi, se te la senti, inserisci questa storia con sincerità, sperando che ai tuoi lettori sia gradita. Buona vita!


(...)


Finalmente un giorno… Mi contatta il mio “alleato”, con cordialità e poi mi comunica la grande notizia.


...Come sai, non prometto mai niente di certo, però credo che la Giovanna, abbia cambiato un po’ idea... insomma credo di averla convinta a incontrarti ancora. E, in realtà, aveva ragione, infatti dopo poche settimane, iniziammo ad accordarci per il nostro prossimo randez vous. Ma c’era un ostacolo. Era settembre, in quel periodo era tutto complicato più che mai. A casa mia, ma anche a casa loro, era quasi impossibile vedersi e di alberghi o motel, neppure a parlarne. Così ci accordammo per un incontro, anche se senza impegno, in macchina. Loro avevano a disposizione lo spiazzo di un locale, che da alcuni giorni era chiuso; un posto discreto, assolutamente tranquillo. L’importante era vedersi sul tardi, col buio.


Arrivai verso le 21. Incontrai il marito che mi fece strada con la sua auto, e parcheggiammo insieme. Lui aveva una vecchia ed enorme berlina Mercedes, quindi il sedile posteriore era di certo più spazioso del mio. Ci sedemmo lì, giusto per coordinarci e per organizzare la cosa. Chiacchierando, lui non si trattenne dal toccarmi il cazzo, con la scusa di vedere se ero già arrapato... gli permisi di sbottonarmi la patta e di assaggiare il glande. Tutto quell’armeggiare cominciò a eccitarmi di brutto, e il mio pene si gonfiò in attesa di ottenere di più.


...Io potrei anche sedere avanti, e voi qui dietro, ma mi eccita ancor di più sapervi soli, a fottere in libertà, come più vi piace. Quindi aspetterò dentro... Ti va bene? Non chiedevo di meglio, infatti il mio solo scopo era di ritornare a possedere il caldo corpo di Giovanna. Così, lui andò via e, dopo pochi minuti, la vidi arrivare dal vialetto, vestita in maniera abbastanza elegante. Gonna stretta, sandali Chanel neri ai piedi, e un top in seta, attillatissimo, sul reggipetto di pizzo.


Non aveva le calze, ma le gambe abbronzate, lucide e perfettamente depilate, mi fecero venire un groppo allo stomaco per quanto mi attizzavano.


Ci salutammo e scambiammo qualche convenevole e poi ci baciammo, cosa che non avevamo fatto l’altra volta, davanti al marito. Iniziammo delicatamente a toccarci le labbra, per poi passare a baci profondi, a bocca aperta, con le lingue che si infilavano. Anche il solo baciarla mi rendeva pazzo di piacere. Diventai frenetico, la volevo da troppo tempo.


Sbottonai la gonna e la calai, scoprendo che non indossava mutandine, un ulteriore invito a farsi scopare. Tenne il top, che si arricciò, ma si fece sfilare il reggipetto. Le mie mani palpavano quel corpo stupendo e carnoso. Forse aveva preso qualche chilo, ma questo la rendeva ancora più appetitosa, burrosa. La solita depilazione profonda e il monte di Venere quasi piatto mi davano la sensazione di toccare una bambina, seppur estremamente cresciuta.


La sua sessualità aveva un che di ingenuo e di sottomesso alla virilità, che faceva salire il sangue alla testa. ...Aspetta, ...disse – mettiamo questo... – e sorrise complice. Dal sedile anteriore prese una busta con un grosso telo spugna. Mi sollevai per permetterle di adagiarlo sul sedile, per igiene e per non sporcarlo con gli schizzi che di certo le avrei sparato in corpo. Mi tolsi calzoni e mutande, per iniziare il nostro amplesso. Tranquillo e seduto, lasciai fare, lei mi soppesò il membro con le mani, carezzò anche i coglioni, che erano gonfi e pieni, poi si chinò verso me, e iniziò un sapiente bocchino. Me lo lavorò di bocca con passione per vari minuti e, confesso, pur essendo tardivo, dovetti resistere per non venire prima del tempo.


...In macchina, come i ragazzini... oppure, a pensarci, dopotutto anche le prostitute lo fanno così, no? – disse con voce roca, tra una succhiata e l’altra. ...Mi piace pensare che mi fai da puttana... – replicai, ...soprattutto quando penso che qui ti ha spinta tuo marito. E tu? ...Tu cosa? ...Niente, ...sussurrai, – mi chiedevo se, da sola, intendo senza lui, saresti venuta con me. ...Chissà? Forse sì... ...Allora ti piaccio un poco? O sono solo una persona con un cazzo... uno che potrebbe essere chiunque... ...Fai troppe domande, ...disse lei, alzando la testa, ...insomma, mi pare proprio che ci sia tu, adesso, qui con me, esatto? ...Hai ragione e non ti voglio perdere... succhiami ancora il cazzo, mi piace come fai. Le parlai con una certa decisione, certo non con durezza, ma ebbi l’impressione che a lei piacesse sentirmi un po’ più autoritario.


“In macchina, come una troia” pensai, certo una situazione non troppo sdolcinata, anzi, più che altro una situazione da coppia arrapata, decisa a godersi il corpo dell’altra, soprattutto sessualmente. Non sarei stato lo stesso dell’altra volta, un po’ timido, quasi impacciato: l’effetto sorpresa era terminato, non ci vedevamo da tempo, ma ora avevo più confidenza e sapevo molto di più su di lei... soprattutto, mi sentivo più libero di sottometterla, come maschio. La guidai con le mani sui fianchi e lei non chiedeva di meglio; ero sicuro che mi avrebbe stoppato per farmi indossare un preservativo. Ok, ci stava, ma dovevamo fare in fretta, era il momento di fotterla...


Invece... Era già senza mutande, quindi le fu abbastanza facile inarcarsi, a cosce aperte, e dopo breve ricerca, trovare il mio glande e farselo scivolare tra le grandi labbra della fessa, già molto umide. Il contato diretto col suo orifizio liquido mi fece gemere di goduria. La tenni per le ascelle e poi la guidai, fino a scenderselo tutto in corpo.


Fermi così per qualche minuto, eravamo una cosa sola. Tra in nostri ventri, in mezzo al nostro pube non c’era più nemmeno un millimetro. L’avevo proprio di fronte, gli occhi socchiusi e l’espressione delle estasi. E poi... nemmeno iniziò a scopare: invece, si strusciava, avanti, indietro, sui lati, ma sempre premendo la figa fino alla radice delle palle. Una forte sensazione di disagio, eppure, eccitante, mi prese. Quel suo moto sul mio cazzo sembrava una mano serrata su un Joy-stik, a ogni profonda rigirata nel suo ventre, avevo sempre la sensazione che potesse uscirle da dentro, magari con forza, magari facendole male. Ma non avvenne, il mio pescione non era mai stato così grosso e spesso e teneva duro per accontentare la mia puttana.


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