Cara Giovanna, ti scrivo poiché voglio raccontarti un po’ di me, e soprattutto della mia natura libertina e lussuriosa.


Sono un ragazzo prossimo ai trent’anni. Un bravo ragazzo, che lavora, paga le tasse, e riga dritto. Unica mia debolezza, se così si può chiamare: il sesso. Sì! Hai capito benissimo! Fin da ragazzino sono affetto da un implacabile appetito sessuale. Premetto di non aver subito alcun trauma o altro, forse ho semplicemente in corpo troppi ormoni. Comunque sia, ho sempre in mente quella cosa lì.   Da bimbo, ho iniziato a masturbarmi prestissimo. Le fantasie sulle amiche di mamma, sulle maestre, sulle ragazze più mature. Cercavo l’erotismo persino nei cartoni animati. Lamù, Occhi di Gatto, la Principessa Lunedì, erano le mie eroine preferite, prima di scoprire il porno. Quanta emozione nel vedere quelle donne nude, con quei seni, quei culi, quelle vagine pelose. Bramavo al pensiero di che cosa provavano quegli adulti in quei giochi di gruppo.


Poi a tredici anni il mio primo rapporto con una ragazza più grande di me. A quattordici la mia prima esperienza gay. Con tre amici coetanei in tenda, ho scoperto che anche se non mi piacevano gli uomini, mi piaceva il cazzo in mano, in bocca, in culo. Mi piacevano le palle gonfie, i culetti sodi, gli schizzi di sperma sulla nuda pelle.


Poi, a 18, la prima esperienza con una coppia, nell’albergo dove lavoravo come cameriere.   So di piacere sia a donne che uomini, per via della mia bellezza un po’ adolescenziale e un po’ femminea. Provo piacere con tutti, anche con chi non è proprio bello. In questi casi mi sento appagato nel soddisfare chi magari non ha proprio una vita sessuale al top. Finisco a letto con gente trasgressiva, ma soprattutto con uomini e donne della porta accanto, che danno l’idea di scopare si e no tre volte all’anno, e con cui arrivo a far cose degne dei film porno.


Ed è questo che mi fa pensare …


Ti racconto la mia ultima avventura, giusto di una settimana fa. Vado a casa del mio capo a riportagli un attrezzo che mi aveva prestato. Lui e la moglie (52 anni lui 48 lei) mi invitano a fermarmi a cena. Coppia semplice, alla mano. Mai una parolaccia, mai una battuta volgare. Dopo cena il figlio diciannovenne esce con gli amici. Io, invece mi fermo a chiacchierare con loro, e, per farla breve, all’apice della serata con loro, finisco in camera da letto. Non sono belli, non sono la tipica coppia trasgressiva, ma quella sera con me sono finiti in una cosa a tre, e come mi succede spesso con le coppie ho dato piacere sia lei che a lui. E’ stato il mio capo a svegliarmi alle due di notte, visto che tra loro mi ero addormentato, invitandomi cortesemente ad andarmene prima che rincasasse il figlio.


La realtà non è come i film porno o i racconti erotici, una scoperta del genere potrebbe veramente rovinare l’esistenza di un ragazzo.  


Sai Giovanna, io amo il sesso, amo provare piacere e dare piacere, ma dopo aver vissuto esperienze trasgressive come quella con il mio capo e sua moglie, vengo spesso assalito da un senso di colpa, e da un martellante quesito: sono io un diavolaccio oppure è la razza umana ad essere affetta da un’incontenibile sete di lussuria?


 


Questo mi ritrovo a chiedermi. Sono per caso io un tentatore con una specie di fluido maligno capace a indurre chi incontro a compiere atti impuri, oppure mi devo considerare un angioletto dell’eros, che aiuta il prossimo a sfogare quei desideri proibiti che si celano in noi, e che di noi fanno parte, e non c’è nulla di male?


Cara Giovanna, chiedo a te, e ai tuoi amici lettori di aiutarmi a vedere un po’più chiaro su questa mia natura.    

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