Carissimi lettori, carissime lettrici

Prendo spunto dalla vicenda del liceo Righi di Roma; dove, una prof si è permessa di

apostrofare una studentessa come prostituta, solamente per il semplice fatto che

essa, indossava una minigonna corta per esprimere alcune considerazioni sul tema

dell’abbigliamento delle studentesse durante l’orario scolastico.

Credo che non vi sia nulla di particolarmente scandaloso nel vedere una ragazza

nello specifico caso, una studentessa di liceo, indossare una minigonna; ormai, le

cosce al vento, sono entrate nella routine quotidiana, le puoi vedere per strada, in

treno, in ufficio; insomma ovunque; unitamente all’ombelico scoperto specie in

estate.

Una moda che, non è solo delle ragazze; ma, è in voga anche ad alcune ladies

maliziose.

Il problema tutto italiano, è che si soffre di bigottismo e falso perbenismo , si associa

l’abbigliamento succinto alla professione più antica del mondo per il semplice fatto

che, si mettono in evidenza le parti della donna che provocano maggior eccitazione,

ovvero: le cosce, l’ombelico e in alcuni casi anche quello che io volgarmente chiamo:

“il canaletto delle tette”.

Il fatto che una donna, ama mostrare la parte eccitante di se stessa, non significa

che essa, è una donna che la dà facilmente; anzi, è sinonimo di libertà e progresso;

spetta all’uomo mantenere a freno i propri istinti sessuali, ovvero usare il cervello al

posto del testosterone; onde evitare spiacevoli episodi di stupro.

Da modesto esperto d’erotismo, consiglio ai maschietti di scrutare una donna in

minigonna nei suoi minimi dettagli per poi esercitare follemente autoerotismo in

separata sede; se poi c’è sintonia in maniera consensuale, ben venga; ma mai,

importunarla.

Care studentesse in minigonna, vi adoro.

P. S. e se fosse una prof a mettersi la minigonna? L’adoro ugualmente, non

considerandola una prostituta.

M. L. “scrittore narrativa erotica e opinionista”

e-mail: mimmo7041@live.it
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Categorie: Comunità Curiosità