Non so se ci avete fatto caso, ma in alcune Nazioni più che in altre, il porno prolifera e dà lavoro a molte persone, non necessariamente come performer. In Europa la capitale o le capitali, come le chiamano, sono concentrate nei Paesi dell’est: Repubblica Ceca, Ungheria, Romania. Qua, l’hard è considerato un lavoro come un altro, cosa di cui non vergognarsi e fonte alla quale attingere per sopravvivere o da sfruttare, sempre a livello economico, per potersi laureare o specializzare in qualcosa. Non è raro, infatti, che molte ex attrici adeso facciano tutt’altro: dalle parrucchiere a proprietarie di centri estetici ad avvocati e professioniste varie con una laurea in tasca. Non sono famose, non lo sono mai state, ma erano richieste in quanto sono a decine le produzioni che quotidianamente partono nelle capitali dei Paesi sopra indicati, per quanto riguarda l’industria pornografica.
Questa parte del mondo sembra non subire il peso della morale secondo cui chi è un’attrice a luci rosse è una prostituta e deve vergognarsi di quel che fa. Non è raro, infatti, e questo è un bene, dal mio punto di vista, che le famiglie che hanno una figlia che fa questo mestiere o addirittura una nonna (poiché sono in molti alla terza età che per arrotondare partecipano a casting per pellicole simili), non rompono i rapporti con quest’ultima, come spesso è capitato e capita in occidente, nei pesi del sud e centro Europa, per non parlare degli U.S.A. o Giappone. I legami erano e rimangono forti, come si può vedere dai profili social di questa o quell’altra attrice, perennemente, come normale che sia, in compagnia della propria famiglia, dai più giovani ai più anziani.
Buffo un video che mostra Mea Melone, prorompente ragazza ceca, bloccare le riprese di una scena perché le squilla il telefono e dall’altra parte c’è sua madre, alla quale l’attrice dice che l’ha interrotta mentre stava lavorando, con la donna perfettamente cosciente del lavoro della figlia.
Dei disagi procurati alle performer ne ho già parlato in un precedente articolo “Il lato oscuro del porno”, che vi consiglio di leggere. Oggi la mia attenzione vuole essere posta su un altro aspetto, altrettanto fondamentale per capire la psicologia che porta una ragazza giovane e di belle speranze, a partecipare a produzioni hard sapendo che, molto probabilmente, questo avrà ripercussioni sulla propria vita (tranne, a quanto pare, se sei dell’est Europa).
Perché una neo maggiorenne si avvicina all’industria a luci rosse? Il motivo è molto semplice e basta analizzare la situazione sociale ed economica delle Nazioni coinvolte in questo articolo, per comprendere meglio le motivazioni di tali scelte. Se si pensa agli U.S.A., non si può certamente parlare di un Paese povero, di un Paese che non dà la possibilità a chi ci vive di potersi realizzare in ciò che vuole.
Ma è così facile? No, non lo è. Per esempio, se sei laureato in una università considerata di serie b, praticamente non hai alcuna speranza di fare carriera nei settori che contano e che ti interessano, è come se possedessi un pezzo di carta straccia. Gli U.S.A. non hanno quasi per nulla un tessuto sociale atto ad aiutare chi è in difficoltà e chi nasce in zone degradate o ai margini delle grandi città o degli stati che contano, praticamente vede azzerate le possibilità di avere accesso in qualche campo.
Il fatto di poter vedere Los Angeles, luogo dove vengono girati i film porno, per una ragazza media americana è già un traguardo importante. Poter dire di vivere in una metropoli è una sorta di status symbol da sbandierare con orgoglio.
Basta leggere le biografie di molte, ora ex attrici, per notare che, prima di svoltare e scegliere il porno, queste lavoravano principalmente come cameriere o commesse in un qualche negozio. Sasha Grey, August Ames, Jinx Maze ecc. Se si considera poi che i legami familiari sono piuttosto freddi, questo fa in modo che la ragazza che parte per partecipare a un porno non ha il rimorso di poter ferire la famiglia ma è libera da questi concetti e non sempre è un bene. Analogie simili le vediamo in un Paese europeo che da qualche anno, complice la crisi economica e la difficoltà di arrivare a fine mese, ha fatto sì che ci fosse una crescita esponenziale di uomini e donne disporsi a darsi al porno pur di guadagnare qualcosa. Sto parlando della Spagna.
La Spagna ha un tessuto socio economico differente da Quello appena descritto. I cittadini spagnoli, come quelli europei, sono più tutelati, da questo punto di vista, ma, purtroppo, la Spagna non ha avuto quella capacità di fronteggiare con maggiore peso la crisi economica e perciò, tanti giovani, si sono visti senza un futuro. Ho già parlato in un altro precedente articolo di un’attrice spagnola, Ainara Reina (la collegiala), che ammetteva, in chat col boss della Fakings (società di produzione di pellicole hard), di essere disperata e di avere necessità di “Dinero rapido”, si capisce anche senza traduzione. Ma non è la sola, Ainara, ad aver fatto queste affermazioni. Sono molteplici i video, sempre delle medesima casa di produzione, che mostrano anche coppie, ammettere, durante l’intervista, che causa la crisi si sono trovati senza lavoro e soldi e quella del porno è sembrata essere l’ultima spiaggia.
In Giappone la situazione è differente. Quello di attrice o attore porno non è riconosciuto come mestiere, ma può essere fatto in quanto il porno è legale. Stiamo parlando di un Paese culturalmente chiuso, che si sta aprendo al mondo e all’occidente da qualche anno appena. L’hard, lì, dilaga in ogni forma. Manga, anime, film spettacoli dal vivo ecc. fanno sì che quella delle produzioni per adulti sia un’industria fiorente su molti punti di vista.
Chi fa questo mestiere è un reietto per la morale civile, anche se lo si vede, a differenza dell’occidente, recitare in pellicole non hard o in programmi televisivi poiché vere e proprie star. In Italia il porno è legittimato dalla legge ma non sono mai state tante e tanti coloro che si sono avvicinati a questo mondo con facilità e hanno avuto successo. Si possono contare sulle dita di una mano. Solo per ricordare alcuni nomi: Rocco Siffredi, Moana Pozzi, Selen, Roberta Gemma, Valentia Nappi, Malena ecc. La situazione del bel Paese è diversa da quella vista nell’est Europa, in Spagna o negli U.S.A. da noi esiste una morale cattolica, che certamente limita molto l’accettare con facilità queste scelte in quanto ritenute immorali, seppur, ripeto, legali.
I rapporti con le famiglie sono stretti e quando si è in difficoltà economiche, spesso, le famiglie stesse intervengono, evitando, perciò, che l’ingresso nell’industria del porno sia di facile scelta. Le persone appena citate, gli attori e le attrici (fatta eccezione per Rocco Siffredi), sono tutte persone che hanno ammesso di non avere buoni rapporti coi genitori ancor prima di entrare nel cinema a luci rosse. Tale situazione ha fatto sì che una simile decisione sia stata presa a cuor leggero, senza temere di poter fare del male a qualcuno dei cari.
Altre volte, come capitato per Selen, proveniente da una famiglia bene della città di Parma, questa decise di fare un dispetto al padre col quale non andava d’accordo e di umiliarlo pubblicamente scegliendo la carriera che tutti sappiamo. Stella Cox, in un’intervista a Rocco Siffredi, rispondendo alla domanda sul perché avesse cominciato tardi, a 23 anni, la carriera da attrice porno, lei, ragazza bene dei Parioli di Roma, con aria seccata rispose:"Sai com’è: in Italia i genitori ti fanno studiare!".