Quella di sodomizzare il proprio fidanzato, marito, compagno, compagno di giochi è un desiderio che si cela, delle volte neanche tanto velatamente, nella mente di ognuna di noi. Diciamocelo, non nascondiamoci dietro a un dito. Il fatto di possedere il pene è una cosa che eccita e crea invidia, infatti si parla di invidia del pene, e che crea senso di potenza.
Gli uomini, i maschi, per natura sono la parte attiva della coppia. Da loro parte l’input per la fecondazione, il seme, lo sperma, noi siamo quelle che lo riceviamo. Siamo obbligate dalla natura a essere sottomesse ed essendo animali, sì, ma evoluti, che hanno la ragione a dominare in tutto le scelte quotidiane, abbiamo perciò la possibilità di “ribellarci” a ciò che ci ha “condannato” Madre Natura e di sovvertire le sue regole. Certo, per fare questo bisogna trovare un ragazzo che sia accondiscendente, ma non fasciamoci la testa prima ancora di essercela rotta, pensando che sia una cosa difficile: è in realtà molto più semplice di quanto sembri nella realtà.
Superata la barriera del comune senso pudore e fatto scavalcare al maschio il dato certo di essere lui quello che comanda, col tempo, dipende da ognuno, si riesce con naturalezza a ottenere ciò che si vuole e anzi, delle volte ci viene chiesto di fare da maschietti. Lo so per certo perché mi è capitato due anni fa.
Stavo da poco con un ragazzo e lui, dopo neanche un mese che ci frequentavamo, ha iniziato ad avanzare delle richieste particolari a livello sessuale. Confesso che dapprima mi sentì in imbarazzo e per sentirmi in imbarazzo io ce ne vuole. Mi sono sempre, e lo facevo anche allora, considerata una ragazza con la mente aperta, mi guadagno da vivere scrivendo dei porno, ma quella richiesta diretta mi spiazzò. Avevo istintivamente accettato i ruoli, essendo io etero, di lui che mi possedeva nelle posizioni che desiderava e io che accettavo passivamente, non che non mi piacesse, solo per rendere l’idea del mio pensiero.
Inizialmente pensai fosse gay, errando completamente, poi, parlandoci e cominciando in maniera graduale, ho capito che lui aveva ampliato il suo universo di piacere e si concedeva, non sempre, ma ogni tanto, qualche perversione, uscita dai binari, se mi capite, e faceva da femmina. Cominciammo, è non significa che bisogna necessariamente seguire le nostre orme, ognuno ha i suoi tempi, col leccarci l’ano a vicenda, anche contemporaneamente.
Dopo un po’, qualche settimana, lasciò che fossi solo io a farglielo. Poi mi fece passare a delle vere e proprie masturbazioni della prostata. Gli infilavo due dita dentro e le muovevo su e giù, finché non raggiungeva l’orgasmo. Per una donna non è il massimo del piacere. Un po’ se ne prova, ma io non venivo neppure sfiorata: godeva solo lui. Poi ci fu la svolta. Il giorno del mio compleanno mi regalò uno strapon.
Per chi non lo sapesse, lo strapon è quel pene in lattice, di diverse dimensioni, che si lega alla vita attraverso una speciale cintura. Il dildo annesso era particolare, era fatto per dare piacere sia a lui, attraverso la penetrazione che ne sarebbe conseguita nel rapporto, che a me, grazie a una protuberanza posta alla fine del dildo e che dovevo inserire nella vagina e che mi avrebbe, e lo faceva, ve lo assicuro, provocato piacere a ogni spinta data per sodomizzare il mio fidanzato. Non vi dico che i movimenti del bacino fossero possenti, anzi, il contrario. Ero piuttosto imbranata, non sapevo come muovermi temevo di fargli male (magari queste accortezze le avessero avute i ragazzi con me), nonostante lui mi dicesse di darci dentro con foga, ma, ripeto, non ero così capace.
Attraverso la pratica e guardando dei porno assieme a lui, del genere che gli interessava, pian piano cominciai a farlo meglio. Mi sentivo più sicura e riuscì in breve a fargli raggiungere l’orgasmo solo attraverso la penetrazione: vi giro che non lo masturbavo affatto né lo faceva lui mentre subiva la mia irruenza. Da quando ci siamo lasciati non mi è più capato di farlo. Non ha mai trovato nessuno disposto a farsi sodomizzare. Forse perché non ho avuto la sfrontatezza di chiedere. Ho ancora il suo regalo, anche se inutilizzato dall’ultima volta.
Il consiglio personalissimo che posso dare alle ragazze che leggono questo articolo, è di superare le barriere che la società ci impone. Noi apparteniamo a noi stessi e basta. Ci sono delle regole da rispettare ed è giusto, la prima e forse anche sola, poiché le racchiude tutte è quella di rispettarsi a vicenda, ma, proprio perché ci si rispetta, desiderare di conoscere i limiti della propria sessualità non è una colpa, anzi, tutt’altro. Ai maschi, invece, dico che bisogna lasciarsi andare. Non accade nulla se i ruoli si invertono. Non si perde la mascolinità o si risulta essere meno uomini di fronte la propria ragazza. Non sono una di quelle persone, stupida a mio avviso, che sostengono che le esperienze, per sapere se piacciono o meno, debbano prima essere fatte per poterle poi classificare con un giudizio imparziale. Se uno se la sente, istintivamente, di provare, che lo faccia, l’importante è non evitarsi un’esperienza che ci attrae, che ci incuriosisce solo perché ingabbiati dalla morale della società, che ha imposto dei canoni etici precisi. È una cosa privata, che deve rimanere dell’ambito del privato, del rapporto di coppia, come ogni cosa che proprio della coppia. Non si può negare che ci sono dei casi in cui si vuol mettere tutto in mostra e si realizzano dei video amatoriali da diffondere in rete o si trasmette su delle piattaforme per videochat hot o chat sex, non necessariamente per guadagnare ma solo per mettersi in mostra.
Quindi, ora che hai letto questo articolo, ti sei fatta/fatto un’idea più chiara sull’inversione dei ruoli? Conoscevi già lo strapon? Spero di esservi stata utile e che la mia esperienza possa fare da apripista a tanti e tante di voi che desiderano sperimentare cose nuove.
L’ultimo consiglio che vi do, prima di chiudere, è il seguente: se vi affacciate per la prima volta a questo mondo, per il bene del vostro partner, più che altro, sarebbe bene cominciare con un dildo di dimensioni limitate, di una quindicina di centimetri, per poi, se lo si desidera, passare a quelli di calibri più grandi. Io cominciai con uno da diciannove, ma il mio fidanzato di allora era avvezzo alla penetrazione, quindi il discorso fu differente. Ricordate sempre di lubrificare bene l’ano e per il resto, beh… divertitevi.
«Bravissima, concordo»