Una perplessità frequente tra le ragazze alle prime esperienze ma anche tra i genitori delle teen ager è: se una donna può tornare vergine e può ridonare al “gonzo” di turno l’emozione esaltante di essere il “primo”… peccato che il “gonzo” (in genere ricco, benestante e magari potente) non sia in grado di rendersi conto che la verginità fisica non significa niente, anzi ormai ha perso ogni valore ed è diventato quasi un impiccio, di cui la donna non sa nemmeno darsi una spiegazione naturale. Vergine quindi è una fesseria, perché se proprio la vuoi “intatta” come puoi essere sicuro che non ha fatto alcune migliaia di pompini e non ha goduto di altrettante, potenti, inculate? Stabilito questo possiamo affermare che esistono varie soluzioni per dimostrarsi vergine, ad esempio nei paesi asiatici e in Giappone, dove una sposa vergine ha ancora un certo valore “commerciale” sono andati a ruba degli imeni finti, che una volta sollecitati dal pene si spezzano ed emettono un liquido simile al sangue. Il sistema, economico e grossolano, è stato bloccato dalle autorità perché facilmente portatore di infezioni vaginali. Di questi Kit ce ne sono di vari modelli. In Italia e nei paesi occidentali, in casi di forza maggiore (per il supergonzo emancipato) si ricorre a un semplice intervento di Imenoplastica, una semplice sarcitura che si effettua in day hospital. E il gioco è fatto... Giovanna Esse
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